Il 23 settembre segna l’anniversario della morte di Sigmund Freud, uno dei pensatori più influenti del XX secolo e il fondatore della psicoanalisi, scomparso nel 1939. La sua rivoluzione intellettuale ha ridefinito il modo in cui comprendiamo l’essere umano, portando alla luce i processi inconsci che guidano il comportamento e influenzano la vita psichica.
Nato a Freiberg, in Moravia (oggi Příbor, Repubblica Ceca), nel 1856, Freud iniziò la sua carriera come neurologo a Vienna. La sua teoria dell’inconscio, basata su concetti come rimozione, pulsioni e complesso di Edipo, mise al centro l’idea che i traumi e i desideri repressi dell’infanzia potessero plasmare il comportamento adulto, un’intuizione che continua a influenzare psicologi e filosofi.
La sua opera più famosa, L’Interpretazione dei sogni (1899), fu il primo passo verso l’analisi del contenuto simbolico della psiche, offrendo un metodo per comprendere il significato nascosto nei sogni. Freud teorizzava che il sogno fosse “la via regia all’inconscio”, uno spazio dove le tensioni e i desideri irrisolti venivano espressi simbolicamente.
Negli ultimi anni della sua vita, a causa della persecuzione nazista, Freud fu costretto a lasciare Vienna, trovando rifugio a Londra, dove morì di cancro alla mandibola il 23 settembre 1939. La sua eredità, tuttavia, è rimasta viva: la psicoanalisi ha ispirato non solo la psicoterapia, ma anche l’arte, la letteratura e il cinema, dove i suoi concetti hanno trovato ampio spazio di esplorazione.
In questo giorno, ricordiamo Freud non solo come uno scienziato, ma come un visionario che ha scavato nelle profondità della mente umana, gettando le basi per il modo moderno di comprendere la psiche e il comportamento. La sua influenza si sente ancora oggi nelle discussioni sulle emozioni, la memoria e l’identità.