Non sarà Milano ad ospitare la finale di Champions League del 2027. Lo ha annunciato la Uefa con una decisione che priva la città dell’evento e riapre la procedura per la scelta della sede.
“Poiché il Comune di Milano non può garantire che lo stadio di San Siro e i suoi dintorni non saranno interessati dai lavori di ristrutturazione nel periodo della finale della Champions League del 2027, è stato deciso di non assegnare la finale a Milano e di riaprire la procedura di gara per designare una sede idonea, con una decisione prevista per maggio giugno 2025”.
La segnalazione dell’incertezza legata a possibili lavori di ristrutturazione a San Siro è partita dallo stesso Comune di Milano. Qualche giorno fa infatti – a quanto si apprende – Palazzo Marino ha scritto alla Figc per segnalare che, alla luce delle discussioni sul nuovo stadio con Milan e Inter, non si poteva sapere oggi se nel 2027 il Meazza sarebbe stato interessato da lavori di ristrutturazione.
Abodi: “Decisione annunciata”
“La decisione Uefa per la finale di Champions 2027 era già annunciata – sottolinea il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi – anche perché è immaginabile che, dopo l’inaugurazione dei Giochi Olimpici del 2026, lo stadio di San Siro possa essere sottoposto a una significativa ristrutturazione. D’altro canto, pur nella competizione tra città e stadi attraverso la quale verranno selezionate le sedi italiane, Milano è un punto fermo per Euro 32”.
L’ipotesi Roma
Dopo il no della Uefa a San Siro, la Figc sta pensando di mettere in campo l’ipotesi Roma, con la possibilità di candidare lo stadio Olimpico per ospitare la finale della prestigiosa finale della nuova Champions League. La Uefa ha riaperto il bid di candidatura per tutte le Federazioni e c’è tempo fino a maggio-giugno del 2025 per presentare una nuova candidatura italiana ma potrebbero arrivare altre pretendenti.
Quanto perde Milano
Con la finale di Champions League 2027 “perdiamo una giornata di indotto importante, stimato in 34 milioni di euro”. Lo dice all’Adnkronos il segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri. La previsione, che tiene conto dell’arrivo di tifosi dall’estero, con pernottamenti, shopping e trasporti collegati, era stata fatta da Confcommercio all’epoca della candidatura di Milano nel luglio 2023.
Una cifra “non di poco conto” 34 milioni in una serata, “se teniamo presente che la Fashion Week in una settimana ha avuto un indotto di 213 milioni”, sottolinea Barbieri, che coglie l’occasione della mancata finale di Champions League a Milano per ricordare il valore di uno stadio in città: “Milano non può perdere un polo attrattivo come lo stadio, che non è solo calcio, ma anche eventi e concerti, che l’hanno fatta diventare una capitale internazionale dell’attrattività. Pensiamo solo al concerto di Taylor Swift a San Siro: ha alzato il Pil della città. Milano non può perdere occasioni di questo genere. Ma senza uno stadio, dove vanno? A San Donato e Rozzano?”, si chiede il segretario. Non importa se “nuovo o ristrutturato, l’importante è che lo stadio rimanga qui. Sarebbe un dramma se andasse fuori Milano”.
La sollecitazione di Barbieri è anche quella di arrivare in fretta a una decisione. “Capiamo che non è facile per le società e per l’amministrazione comunale, ma a un certo punto bisogna arrivare a una scelta, perché la cosa più dannosa è il tirare il brodo: l’incertezza non è un bene”. Detto questo, se discutere ancora un po’ “serve a far rimanere lo stadio a Milano, allora si prendano anche qualche tempo in più. Preferisco aver perso la finale 2027, ma avere poi la certezza che lo stadio resta qui e lottare per avere la finale di Champions League 2028-29”.