Marcello Trifone ha deciso di scaricare Adilma Pereira Carneiro, la donna artefice del tragico omicidio di Fabio Ravasio. Dopo i molteplici tradimenti e le conferme emerse dopo l’arresto per l’omicidio, Trifone ha annunciato la sua intenzione di chiedere la separazione. Ieri mattina, durante l’interrogatorio con il pubblico ministero Ciro Caramore e l’ispettore Antonello Ciriaci della sezione di polizia giudiziaria, Trifone ha fornito un quadro dettagliato della progettazione e dell’esecuzione del delitto.
Le rivelazioni di Trifone non si sono fermate ai dettagli del crimine; egli ha anche accennato all’uso della magia nera da parte di Adilma. Secondo quanto emerso, la sacerdotessa di umbanda avrebbe orchestrato il piano per eliminare Ravasio, con l’intenzione di colpire anche sua madre, Annamaria Trentarossi. L’orrenda affermazione di Trifone rivela che Adilma si sarebbe rivolta all’orixà Ogun, santo della guerra e delle armi, per chiedere la morte della madre di Fabio. Trifone ha spiegato che Adilma credeva fermamente che la perdita del figlio avrebbe potuto condurre Annamaria a morire di crepacuore; in caso contrario, la donna avrebbe dovuto essere eliminata fisicamente.
L’ordine di eliminazione e la pianificazione
L’idea di assassinare Fabio Ravasio e sua madre sarebbe stata concepita da Adilma già anni prima. L’azione letale si è concretizzata il 9 agosto, quando Adilma e i suoi complici hanno messo in atto il piano sulla provinciale 149. Ravasio, in bicicletta e di ritorno da Magenta, è stato investito dalla Opel Corsa guidata da Igor, il figlio di Adilma, mentre Trifone si trovava a bordo con lui. Quest’ultimo ha rivelato che Igor indossava una parrucca nera con lunghe e lisce chiome e si era vestito di bianco, utilizzando guanti per non lasciare tracce. Questa descrizione chiarisce la testimonianza di una passante, che aveva riferito di aver visto una donna nell’abitacolo del veicolo.
Coinvolgimento degli altri complici
Trifone ha confermato il coinvolgimento di altri complici nel delitto, tra cui l’amante di Adilma, Massimo Ferretti, e il meccanico Fabio Oliva. Le indagini hanno messo in luce una rete intricata di relazioni e tradimenti, che hanno contribuito a creare il contesto drammatico in cui è avvenuto l’omicidio.
Le nuove informazioni fornite da Trifone gettano luce su un caso già complesso, evidenziando le motivazioni personali e gli elementi sovrannaturali che hanno influenzato le azioni di Adilma e dei suoi complici. Mentre il processo avanza, la comunità rimane scossa dalla brutalità dell’omicidio e dalla rete di inganni che ha portato alla sua realizzazione.