Praga, 28 set. (Apcom) – Un Papa tedesco nell’Europa dell’Est; a vent’anni dalla caduta del regime comunista, dall’implosione dell’Unione Sovietica e del crollo del Muro di Berlino. L’immagine è insolita. Non è certamente usuale vedere il Successore di Pietro nei paesi dove la dittatura ha messo a tacere anche la Chiesa. Si chiude il viaggio di Benedetto XVI in Repubblica Ceca, tra Praga, Brno e Stara Boleslav. Una visita ricca di contenuti che richiama l’Europa intera a riscoprire le proprie radici cristiane, a combattere il secolarismo e il relativismo che minano le fondamenta del Vecchio Continente. Accompagnata dalla condanna a tutti quei regimi totalitaristi considerati “false ideologie”.
L’atmosfera non è quella delle folle oceaniche alla Karol Wojtyla o delle cattolicissime Polonia e Spagna. Il clima è piuttosto ‘freddo’; per le vie di Praga non ci sono nè bandiere; nè striscioni, nè cartelloni con l’immagine di Joseph Ratzinger. Il giorno della visita al presidente della Repubblica, un cartello recitava: “Il Castello è chiuso al pubblico per una visita di Stato”. Nessun riferimento dunque al Papa. Ma il presidente Klaus, benchè hussita – seguace di Jan Hus, riformatore arso nel XV secolo per le sue tesi eretiche – non ha mancano nemmeno uno degli appuntamenti di Ratzinger nella sua Patria.
Il viaggio di Benedetto XVI, il sedicesimo fuori dal territorio italiano, non resterà solo negli annuari pontifici. I suoi discorsi hanno fatto breccia nel cuore della gente. Le sue parole sono state monito per l’Europa intera, che di certo ne sentirà l’eco.
Fin dalla conferenza stampa in aereo, il Papa lascia intendere quali sono le sue preoccupazioni di un’Europa in piena “crisi di valori”. A vent’anni dalla Rivoluzione di Velluto, che “felicemente pose fine in modo pacifico a un’epoca particolarmente dura” in cui la “circolazione di idee e di movimenti culturali era rigidamente controllata”, il Pontefice condanna il comunismo, una “dittatura basata sulla menzogna”, afferma citando Vaclav Havel, ex dissidente autore della rivoluzione. E la condanna: il comunismo è “una falsa ideologia di oppressione e di ingiustizia”.
Discorsi, quelli di Benedetto XVI, che dalla Repubblica ceca si estendono a tutta l’Europa che, dice, “è più che un Continente”. “Essa è una casa, è una patria spirituale”, dove “i cristiani devono farsi sentire, anche nel dibattito pubblico, per annunciare la Verità, ma soprattutto per rinsaldare le radici cristiane”.
Il filo del ragionamento del Papa teologo si chiude oggi con l’omaggio a San Venceslao, governante buono e retto, ucciso dal fratello e diventato martire. “C’è oggi bisogno di persone che siano ‘credenti’ e ‘credibili’ – afferma a Stara Boleslav davanti a 50mila fedeli – pronti a diffondere in ogni
ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione”.
Ssa
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