Baby Gang contro i pedofili: una rete di inganni, estorsioni e violenze, 13enne alla sbarra

Un 13enne orchestrò una serie di spedizioni punitive contro presunti pedofili, adescandoli sui social e organizzando incontri-trappola a Lugano. Un caso che scuote la Svizzera e solleva interrogativi sulla giustizia fai da te.

Un ragazzino di appena 13 anni è stato il cervello di una baby gang che, per mesi, ha seminato il terrore a Lugano, organizzando vere e proprie spedizioni punitive ai danni di uomini ritenuti pedofili. La notizia, divulgata dalla RSI, ha scosso l’opinione pubblica svizzera, sollevando un dibattito acceso sui pericoli della giustizia fai da te e sulle dinamiche che possono spingere dei minorenni a compiere atti di violenza così efferati.

Il modus operandi era collaudato: il 13enne, utilizzando profili falsi su piattaforme come Tinder e Instagram, intrappolava gli uomini in conversazioni a sfondo sessuale, spingendoli a fissare degli appuntamenti. Una volta sul luogo, le vittime venivano accolte da altri due ragazzi, complici del capobanda, che le inducevano a spogliarsi. A quel punto, irrompeva il gruppo di picchiatori, reclutato dallo stesso 13enne tramite un sondaggio online, che infliggeva alle vittime torture psicologiche e fisiche.

Le violenze subite dagli uomini erano inaudite: sputi, urina, scritte sul volto, rasature forzate e pestaggi brutali. In alcuni casi, le vittime venivano costrette a consegnare denaro e subivano anche sequestri di persona. Le spedizioni punitive venivano filmate e documentate, con l’obiettivo di umiliare pubblicamente i presunti pedofili.

Le indagini hanno portato alla luce una ventina di episodi, consumati o tentati, in appartamenti e parchi della città. La magistratura ha ipotizzato una lunga serie di reati, tra cui lesioni gravi, aggressioni, sequestro di persona e estorsione.

Come è nato tutto

L’indagine è partita da un episodio avvenuto lo scorso maggio in un parco di Besso, quando un quarantanovenne italiano è stato attirato in una trappola da uno dei profili falsi creati dalla baby gang. L’uomo, che aveva intrapreso una conversazione online con un ragazzo che credeva minorenne, si era recato all’appuntamento con l’intenzione di avere un rapporto sessuale. La sua condanna per tentati atti sessuali con un minore ha rappresentato il primo tassello di un’inchiesta che ha svelato l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale giovanile.