Il paradosso del carcere di Varese: struttura dichiarata inagibile, ma ancora sovraffollata

Il carcere di Varese, dichiarato inagibile nei primi anni 2000, continua a ospitare un numero eccessivo di detenuti in condizioni precarie. Le autorità regionali sollecitano soluzioni che combinino lavoro e riabilitazione per migliorare la situazione

Il tema delle carceri in Lombardia torna al centro del dibattito politico regionale. Il carcere dei Miogni di Varese, simbolo di strutture fatiscenti e sovraffollate, è stato dichiarato inutilizzabile all’inizio degli anni 2000, ma ospita ancora un numero di detenuti superiore alla sua capacità. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha sottolineato la necessità di rivedere l’intero sistema carcerario, evidenziando come l’assenza di interventi strutturali penalizzi il percorso rieducativo dei detenuti e aggravi le condizioni lavorative della polizia penitenziaria.

Secondo Fontana, è cruciale creare un sistema che permetta ai detenuti di lavorare all’interno del carcere per ridurre il tasso di recidiva, che si abbassa significativamente con l’inserimento professionale. Fontana ha anche posto l’accento sulla necessità di affrontare il problema delle strutture carcerarie inadeguate, rimasto irrisolto per oltre 50 anni, con particolare riferimento alla chiusura dei manicomi criminali.

Durante la seduta del Consiglio Regionale, il consigliere di Italia Viva, Giuseppe Licata, ha evidenziato le criticità del sistema penitenziario, descrivendo la situazione dei Miogni di Varese come particolarmente grave. La struttura, risalente al 1893, è stata dichiarata in dismissione nel 2001, ma continua ad ospitare detenuti in condizioni igieniche difficili, aggravate dalla mancanza di risorse e personale. Licata ha lodato il lavoro della polizia penitenziaria, costretta a operare in condizioni proibitive, e ha chiesto un impegno maggiore da parte delle istituzioni per garantire la dignità del lavoro e il reinserimento dei detenuti.

Anche Samuele Astuti, consigliere regionale del PD, ha ribadito l’importanza di puntare sul lavoro come strumento per abbattere il tasso di recidiva. Secondo Astuti, molti detenuti provengono da contesti sociali difficili e non hanno avuto accesso agli strumenti necessari per costruirsi una vita alternativa. Il consigliere ha proposto l’aumento delle borse lavoro e la stipula di accordi territoriali per consentire ai detenuti di acquisire competenze professionali, potenziare i percorsi di formazione e promuovere il lavoro di pubblica utilità.

Il Consiglio Regionale ha approvato un documento condiviso tra maggioranza e opposizione, impegnando governo e giunta regionale a intraprendere azioni concrete per migliorare la situazione delle carceri, con particolare attenzione alla formazione e all’inclusione lavorativa.