È stata abrogata dal Parlamento ticinese la cosiddetta “tassa di collegamento”, una legge controversa introdotta nel 2016 e destinata a contrastare l’elevato traffico stradale. La norma prevedeva l’imposizione di una tassa sui proprietari di grandi aree di parcheggio, come quelle di aziende e centri commerciali con oltre 50 posti auto, con l’obiettivo di scoraggiare l’uso dell’auto e promuovere mezzi di trasporto alternativi, soprattutto tra frontalieri e pendolari. Nonostante l’approvazione iniziale da parte del popolo ticinese, la tassa non è mai stata applicata.
La legge, nata con l’intento di ridurre il traffico generato dai pendolari, ha suscitato ampie critiche, soprattutto da parte di sindacati e associazioni, che la consideravano ingiusta. La misura avrebbe potuto costare ai lavoratori fino a mille franchi all’anno e le polemiche non si sono placate neppure dopo il parere positivo del Tribunale federale, che richiedeva prove concrete di una riduzione del traffico, cosa che non si è verificata.
Negli anni si sono susseguiti progetti di modifica e controprogetti, ma alla fine la tassa è stata definitivamente abrogata dal Gran Consiglio ticinese con una maggioranza risicata. Le critiche provenienti soprattutto dalle forze di destra sostenevano che la vera motivazione della tassa fosse esclusivamente finanziaria, ossia quella di raccogliere fondi attraverso ulteriori prelievi fiscali. Il risultato dell’abrogazione è stato accolto con sollievo dai frontalieri, che hanno visto così svanire il rischio di un’imposta mai applicata, ma temuta.