Aggressione in treno: studente di Albizzate pestato da cinque ragazzi mentre va all’Università

Un viaggio verso l'Università si trasforma in violenza: uno studente aggredito da una gang composta prevalentemente da marocchini sul treno, ma i genitori lanciano un appello per affrontare il disagio giovanile.

CAVARIA CON PREMEZZO – Un normale viaggio in treno per raggiungere l’Università si è trasformato in un incubo per uno studente di Albizzate, brutalmente aggredito da cinque ragazzi durante la tratta tra Cavaria con Premezzo e Gallarate. L’incidente, avvenuto mercoledì mattina intorno alle 11:30, ha lasciato il giovane con una spalla lussata, ma la situazione poteva degenerare ulteriormente. I genitori del ragazzo, pur chiedendo giustizia, mettono in evidenza un problema più ampio: il crescente disagio giovanile e la necessità di interventi educativi e sociali urgenti.

L’aggressione sul treno

Il giovane, diretto a Milano per le lezioni universitarie, si trovava in un vagone vuoto del treno quando, alla stazione di Cavaria, cinque ragazzi – tre di origine marocchina, alcuni minorenni – sono saliti a bordo. Hanno iniziato a chiedere soldi allo studente, che non ne aveva con sé. Nonostante i tentativi di allontanarsi scendendo al piano inferiore del vagone, il gruppo lo ha seguito, accerchiandolo e continuando a infastidirlo. Quando hanno cercato di strappargli lo zaino contenente il computer, il giovane ha resistito, schivando i primi colpi.

Il pestaggio in stazione

All’arrivo del treno a Gallarate, la situazione è peggiorata. I cinque ragazzi hanno continuato a picchiarlo mentre cercava di scendere dal treno, arrivando persino a gettarlo sui binari. Solo quando la gang è risalita sul treno in partenza, l’incubo è terminato. Lo studente è stato poi trasportato al pronto soccorso, dove i medici hanno riscontrato una lussazione alla spalla.

Un appello dei genitori: non fermarsi all’odio

I genitori del ragazzo hanno deciso di condividere pubblicamente quanto accaduto, non per alimentare sentimenti di odio o intolleranza, ma per sollevare una riflessione più ampia. Secondo loro, il vero problema non risiede nell’origine dei ragazzi che hanno aggredito il figlio, ma nel disagio e disorientamento che affliggono molti giovani di oggi, indipendentemente dalla loro provenienza.

La famiglia non vuole che l’episodio venga strumentalizzato per alimentare divisioni o xenofobia. Invece, invita tutti a riflettere sulle cause più profonde che portano a simili episodi di violenza, chiedendo interventi educativi e sociali più incisivi per prevenire il disagio giovanile. Un messaggio di coraggio e di apertura, che cerca di andare oltre la rabbia e il dolore.