MILANO – Da Harold Shipman, il medico britannico “impeccabile” che uccideva i suoi pazienti con l’eroina, a Christina Aistrup Hansen, l’infermiera serial killer la cui storia ha ispirato la serie Netflix “The Nurse”, a quelli di altri tempi come quello dell’ostetrica Miyuki Ishikawa, ai casi italiani come quelli del becchino Antonio Busnelli, del satanista Alfonso de Martino, a quelli più famosi degli infermieri Angelo Stazzi e Sonya Caleffi, sono oltre 40 i casi più e meno noti di serial killer in corsia che la giornalista e criminologa Cristina Brondoni analizza nel suo libro “Gli angeli della morte” (Mursia, pagine 220, Euro 17,00), che per la prima volta approfondisce nel dettaglio sistematizzandolo un fenomeno tanto spaventoso quanto subdolo, che troppo spesso sfugge alle maglie della giustizia perché colpisce vittime che non fanno notizia e o che non vengono riconosciute come tali.
«Sono gli angeli della morte, infermieri, infermiere, medici, o chiunque uccida nell’ambito del caregiving, che giocano a fare Dio e che uccidono un paziente dopo l’altro solo per il gusto di farlo. Vengono chiamati anche angeli della misericordia perché molti di loro, quando presi, adducono motivi etici al loro agire… Ma in realtà gli angeli della morte non hanno alcuna misericordia.»
“Questa categoria di serial killer è del tutto anomala, da qualunque lato la si guardi, sono gli unici a non avere un chiaro ed espresso movente sessuale, sono equidistribuiti tra uomini e donne – dato decisamente peculiare -, non fanno una ricerca attiva delle loro vittime ma possono mieterne nella loro ‘carriera’ un numero impressionante aggirandosi in posti in cui la morte è di casa. Non ci sono nemmeno dati certi su quante siano le vittime ogni anno vista la facilità con la quale vengono scambiate per morti naturali. Sono proprio queste caratteristiche uniche ad avermi spinto ad analizzarne nel dettaglio questa particolare specie di assassini e di vittime,” dichiara Cristina Brondoni, “ne è nato questo libro che spero possa fare un po’ di chiarezza e gettare luce su un fenomeno sottovalutato e che troppo spesso sfugge alle maglie della giustizia. Un primo mattone per alzare il livello dell’attenzione pubblica e dare voce alle vittime, malate, spesso anziane, senza voce né futuro e che per molti versi e ingiustamente sono considerate senza appeal”.
L’autrice fa chiarezza anche sulle diverse categorie di angeli della morte distinguendoli in base al movente tra i così detti “angeli della misericordia” che adducono motivi etici al loro agire, i “sadici” che amano esercitare il loro potere, facendo qualsiasi cosa, su vittime inermi non solo anziani ma anche bambini, ai “wannabe hero” che provocano con farmaci, droghe e azioni meccaniche gravi emergenze mediche al solo fine di intervenire per mettersi in mostra e per provare la scarica d’adrenalina dell’essere al centro dell’azione, di essere un eroe.
Gli angeli della morte sono serial killer che uccidono in modo subdolo, iniettando farmaci non necessari e in dosi massicce, o semplicemente staccando le macchine che tengono in vita un paziente. Destano poco interesse perché i loro omicidi non fanno notizia: uccidono gente anziana, malata e fragile. Uccidono gli invisibili, chi è già fuori dalla società, perché confinato in un letto di ospedale. Ma uccidono anche bambini, neonati. Vengono fermati solo quando il numero di decessi è tale da risultare abnorme anche ai più distratti. Solo allora si crea il caso, l’ennesimo, prevedibile e ignorato fino all’ultimo. Gli angeli della morte uccidono per il semplice fatto di volerlo e di poterselo permettere. Il loro movente è esercitare il potere supremo: di vita e di morte. Non fanno distinzione di genere, età o patologia. Chiunque, quindi, potrebbe diventare una vittima.
Come conclude Cristina Brondoni in questo saggio destinato a colpire il lettore e l’opinione pubblica: «Nessuna delle vittime degli angeli della morte ha chiesto, con coscienza e lucidità, di poter porre fine alla propria vita. Gli angeli della morte scelgono deliberatamente e unilateralmente di uccidere per un tornaconto personale che talvolta è economico, ma che nella stragrande maggioranza dei casi ha a che fare con il potere. Il potere di decidere chi far vivere e chi far morire. Il potere che li fa agire in nome e per conto di Dio. Un dio senza pietà.»
Cristina Brondoni, nata a Milano, è giornalista, criminologa e scrittrice. È consulente in casi di omicidio, suicidio e morte sospetta. Ha una rubrica sul settimanale «Giallo». Ha scritto saggi crime e tre romanzi thriller con protagonista l’ispettore Enea Cristofori. L’ultimo, L’inferno degli eletti, ha avuto la menzione speciale al Premio Scerbanenco 2023. Ha una dipendenza da serie tv, pasta con le patatine fritte e viaggi. Vive a Milano con il marito e due gatte.