GALLARATE – Dopo la recente Commissione Sanità, il futuro dell’ospedale S. Antonio Abate è diventato il fulcro di un acceso dibattito politico a Gallarate. La maggioranza di centrodestra, al governo della città da otto anni, si trova ad affrontare crescenti pressioni e preoccupazioni riguardo alla “sparizione” del nosocomio, senza chiarire le responsabilità che ricadono sul sindaco Cassani e sul centrodestra, attualmente al potere anche in Regione Lombardia.
Le dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza, che invocano pragmatismo e si dicono preoccupati, appaiono contraddittorie e poco convincenti. I politici locali sembrano minimizzare la gravità della situazione invece di sostenere apertamente la loro posizione sull’Ospedale Unico e sulla chiusura dell’ospedale di Gallarate. Solo tre mesi fa, il centrodestra presentava una proposta di indirizzo sul futuro del S. Antonio, ma tentativi di rafforzare il testo con emendamenti erano stati bocciati senza spiegazioni.
In questo contesto, è stata convocata una riunione dei capigruppo per martedì 5 novembre, un incontro cruciale per discutere le prospettive sanitarie della città. La convocazione è un passaggio necessario prima di procedere con un Consiglio comunale aperto, come richiesto dal capogruppo del Pd, Giovanni Pignataro. Tuttavia, le modalità di discussione e la tempistica rimangono incerte, con la possibilità di ulteriori incontri tecnici per affrontare in modo diretto e comprensibile i servizi e gli ambulatori che resteranno a Gallarate, oltre al futuro del Sant’Antonio Abate.
Nel frattempo, la tanto pubblicizzata “cittadella della salute” è stata ulteriormente ridimensionata e relegata all’interno di una casa di comunità, secondo quanto comunicato da ASST Valle Olona. Con la chiusura dell’ospedale di comunità a Somma Lombardo, la maggioranza ora cerca di far credere che ci sia ancora spazio per cambiare le decisioni della Regione, suscitando il malcontento dei cittadini, che si sentono traditi. Oltre 13.000 persone hanno firmato una petizione contro queste misure, chiedendo una maggiore chiarezza e responsabilità politica.
Il sindaco Cassani ha ribadito l’importanza di garantire spazi adeguati all’interno del Sant’Antonio Abate, esortando la Regione Lombardia e ASST a distribuire i 40 posti dell’ospedale di comunità in modo più uniforme sul territorio. Tuttavia, persistono preoccupazioni riguardo a possibili speculazioni edilizie legate alla rigenerazione urbana dell’area ospedaliera, tema sollevato da Pignataro, mentre Cassani ha chiarito che l’obiettivo è evitare il degrado delle strutture.
Malgrado gli appelli all’unità, le forze politiche continuano a mantenere posizioni divergenti, alimentando un clima di confronto acceso. Il dibattito resta aperto e la riunione dei capigruppo potrebbe rivelarsi un momento cruciale per definire il futuro dell’ospedale e dei servizi sanitari a Gallarate, in un contesto in cui la storia di 150 anni di assistenza sanitaria è a rischio di essere cancellata. L’OCG continua a informare e a lottare per salvaguardare un sistema sanitario adeguato, mentre la responsabilità di questa crisi diventa sempre più evidente.