Varese celebra il Giorno del Ricordo: memoria e riflessione sulle foibe e l’esodo Giuliano-Dalmata

Un evento per non dimenticare una tragedia storica spesso trascurata, tra testimonianze, conferenze e il coinvolgimento delle istituzioni e delle nuove generazioni.

Un momento di profonda riflessione e memoria ha avuto luogo sabato mattina presso la Sala Montanari di Varese, dove si è tenuto il primo appuntamento dedicato alla commemorazione del Giorno del Ricordo. L’evento, organizzato dal Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha avuto come tema “Comunicare il ricordo per conoscere e far conoscere”, sottolineando l’importanza della divulgazione storica per mantenere viva la consapevolezza di una tragedia spesso trascurata.

Nel corso della mattinata, Pier Maria Morresi, presidente del Comitato Provinciale dell’ANVGD, ha condiviso la sua esperienza personale, riportando alla luce i drammatici momenti vissuti dalla sua famiglia. Ricordando il suo arrivo a Varese da Pola nel 1947, all’età di soli tre anni, ha sottolineato come la memoria dell’esodo sia fondamentale per comprendere il presente e affrontare il futuro con maggiore consapevolezza. Il suo intervento ha evidenziato l’importanza di celebrare questa solennità nazionale, affinché il sacrificio e la sofferenza di migliaia di italiani non vengano dimenticati.

Alla cerimonia hanno preso parte numerose autorità, tra cui il sindaco di Varese, Davide Galimberti, il presidente della Provincia, Marco Magrini, e Umberto Piarulli, protettore dell’Università dell’Insubria. Erano presenti anche il prevosto di Varese, Gabriele Gioia, il Prefetto Salvatore Pasquariello e il responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale, Giuseppe Carcano, testimoniando il forte coinvolgimento delle istituzioni nel mantenere viva la memoria di questi eventi. A rappresentare la Regione Lombardia è intervenuto il sottosegretario Raffaele Cattaneo.

Un momento particolarmente significativo della giornata è stato l’intervento di Luca Missoni, figlio di Rosita e Ottavio Missoni, che ha ricordato come la sua famiglia abbia sempre partecipato con grande sensibilità e coinvolgimento a questa commemorazione. La loro storia personale, infatti, è legata profondamente all’esodo giuliano-dalmata, rendendo ancora più intensa la loro testimonianza.

Nel corso dell’evento, il giornalista e scrittore Alberto Comuzzi ha introdotto la conferenza intitolata “Settant’anni fa l’Italia ritornava a Trieste”, alla quale ha preso parte il teologo Ettore Malnati. Quest’ultimo ha raccontato la figura di monsignor Antonio Santin, vescovo di Fiume e Trieste, che fu un punto di riferimento per molte delle famiglie italiane costrette a lasciare le proprie terre. La narrazione è stata accompagnata dalla proiezione del filmato “Perle del Ricordo”, un documento visivo che ha offerto ai presenti una testimonianza diretta di quegli anni drammatici.

La cerimonia ha visto anche la partecipazione di numerosi giovani, tra cui alcuni sindaci dei Consigli comunali dei ragazzi e delle ragazze provenienti da diverse località della provincia, come Cocquio Trevisago, Luino, Vedano Olona e Saltrio. Gli studenti del Liceo Cairoli di Varese, accompagnati dalla professoressa Biasoli, hanno avuto l’opportunità di ascoltare racconti e testimonianze che hanno permesso loro di comprendere più a fondo una pagina di storia spesso poco conosciuta.

Il Giorno del Ricordo non si esaurisce con l’incontro di sabato, ma prosegue con un altro importante appuntamento previsto per giovedì 13 febbraio 2025. In questa occasione, alle ore 11, si terrà una cerimonia commemorativa presso il Giardino degli Istriani, Giuliani e Dalmati, situato in via Pista Vecchia a Varese. Durante l’evento, verranno resi gli onori ai caduti attraverso la deposizione di una corona d’alloro, un gesto simbolico che intende rinnovare il ricordo del dramma dell’esodo e delle sofferenze subite da migliaia di italiani costretti ad abbandonare la loro terra natale.

La memoria dell’esodo istriano e delle foibe rappresenta una ferita ancora aperta nella storia italiana. Furono circa 360mila gli italiani che, tra il 1943 e il 1954, dovettero lasciare i territori passati sotto il controllo della Jugoslavia, vittime di un clima di terrore alimentato da vendette politiche e repressioni. Molti di loro furono eliminati nelle foibe, cavità naturali utilizzate per far scomparire i corpi, simbolo di una violenza estrema e di un passato che non può essere dimenticato.

La Repubblica Italiana ha istituito il Giorno del Ricordo nel 2004, scegliendo la data del 10 febbraio in coincidenza con l’anniversario dei trattati di pace di Parigi, che sancirono la perdita di numerosi territori italiani a favore della Jugoslavia e della Francia. Questo giorno, oltre a commemorare le vittime, rappresenta un’opportunità per approfondire la conoscenza di una vicenda storica complessa, spesso trascurata nei programmi scolastici e nel dibattito pubblico.

Le celebrazioni organizzate a Varese, grazie all’impegno delle istituzioni e delle associazioni, testimoniano l’importanza di tramandare la memoria alle nuove generazioni. Solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza storica è possibile costruire un futuro in cui tragedie simili non si ripetano mai più.