Rimane ancora incerto il destino dell’ex caserma dei carabinieri di Fornasette, a Luino. L’ipotesi iniziale di accogliere fino a 30 migranti è stata ridimensionata: nel caso si concretizzi l’arrivo, il numero massimo sarà di 16 persone. Tuttavia, il nodo centrale della discussione resta il condizionale: non è ancora certo se i lavori di ristrutturazione porteranno effettivamente all’accoglienza di richiedenti asilo.
Il prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, ha convocato un tavolo di confronto con le parti coinvolte, mettendo in evidenza che, indipendentemente dalla destinazione finale, i finanziamenti per la riqualificazione dell’edificio verranno comunque utilizzati. Si è discusso della possibilità di ospitare nuclei familiari in due appartamenti distinti, uno al piano inferiore e l’altro al superiore, ma la decisione definitiva è ancora in sospeso.
Posizioni contrastanti e il ruolo della politica locale
Sul futuro della caserma le posizioni sono divergenti. Le minoranze consiliari di Luino si oppongono all’idea dell’accoglienza migranti e propongono un uso alternativo della struttura: trasformarla in un centro operativo per i Carabinieri Cacciatori, unità specializzata nella lotta allo spaccio nei boschi. Il consigliere comunale Furio Artoni ha sollevato dubbi tecnici sulla fattibilità del progetto di accoglienza, citando l’assenza di fognature tra le criticità dell’edificio. Una mozione sul tema verrà discussa nel consiglio comunale del 24 febbraio.
Diversamente, la maggioranza consiliare non pone veti sulla destinazione della caserma, evidenziando come la decisione sia stata imposta dal Ministero dell’Interno. Il sindaco Enrico Bianchi ha espresso preoccupazione per il clima di tensione che si è creato in città attorno alla questione.
Anche il Canton Ticino nel dibattito
Il confronto non si è limitato alla sfera locale. Il prefetto ha coinvolto anche il Canton Ticino, rappresentato dal consigliere di Stato Norman Gobbi e dal sindaco di Tresa, Piero Marchesi. Entrambi hanno manifestato riserve sulla trasformazione dell’ex caserma in centro di accoglienza, considerando la vicinanza al confine con la Svizzera un elemento sensibile da valutare con attenzione.
Nel frattempo, il tavolo di lavoro tornerà a riunirsi a marzo in una forma permanente e aperta al confronto con la Confederazione elvetica. Resta dunque aperta la discussione sulla destinazione dell’ex caserma, con la dialettica tra esigenze locali, scelte ministeriali e dinamiche internazionali ancora tutta da sviluppare.