Fabrizio Quattrocchi, 21 anni dopo: l’orgoglio di un eroe, il rifiuto del fanatismo

Nel ricordo del contractor ucciso in Iraq, un monito contro il terrorismo e la barbarie fondamentalista

Sono passati ventuno anni da quel tragico 14 aprile 2004, giorno in cui l’Italia intera restò scossa dalla notizia della brutale esecuzione di Fabrizio Quattrocchi, ucciso in Iraq da un commando terrorista islamico. Un nome, il suo, che ancora oggi rappresenta il coraggio, la dignità e la fermezza di fronte alla barbarie.

Fabrizio, contractor genovese, venne rapito insieme ad altri tre connazionali. Quando gli venne imposto di inginocchiarsi e mostrarsi umiliato davanti alle telecamere dei suoi aguzzini, si ribellò con fierezza: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”. Parole che risuonano ancora oggi con forza, memoria viva di un uomo che non ha mai accettato di piegarsi al terrore.

Nel suo nome, oggi rinnoviamo il rifiuto netto di ogni forma di terrorismo, di fanatismo e di ideologia disumana che si ammanti di religione per giustificare la violenza. Il fondamentalismo islamico, in tutte le sue varianti, resta una delle minacce più gravi alla civiltà, alla pace e alla libertà dei popoli.

Ricordare Fabrizio Quattrocchi significa anche onorare tutte le vittime del terrorismo internazionale, chi ha perso la vita in missioni di pace, chi ha pagato con il sangue il prezzo dell’impegno per la democrazia e la libertà.

In questo anniversario, non ci limitiamo al cordoglio. Riaffermiamo con forza il dovere della memoria e della vigilanza. Perché la libertà non è mai garantita per sempre: va difesa ogni giorno, anche ricordando chi, come Fabrizio, ha avuto il coraggio di morire a testa alta.