Palermo, 21 ott. (Apcom) – “Ho grande fiducia nella magistratura, e sono convinto che nell’incontro del 25 giugno nel 1992, di cui i carabinieri hanno parlato quattro anni dopo, non si è parlato di mafia e appalti”. Lo ha sostenuto a Radio Anch’io su Radio Uno, Salvatore Borsellino il fratello del magistrato assassinato in via d’Amelio. Quell’incontro, quasi carbonaro, nella caserma Carini di Palermo, è stato ricordato ieri nel corso della sua deposizione dal generale Mario Mori. “Se Paolo era al corrente della trattativa portata avanti da pezzi dello Stato io penso che ne avrà parlato con Mori e De Donno – ha detto – e così penso che il 1 luglio ne parlò con Nicola Mancino”.
Secondo il fratello, Paolo Borsellino “è stato ucciso perché si è messo di mezzo a questa trattativa. Ora vengono fuori grazie alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e al lavoro di magistrati coraggiosi, certe cose e adesso tante persone che tacevano ora recuperano la memoria”.
Cas/Ral
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