CUVEGLIO «Vogliono farci morire lentamente». Questo il pensiero dei presidenti delle Comunità montane della provincia di Varese. Perché a pesare non è l’accorpamento, unica ancora di salvataggio alla soppressione degli enti di valle. A crocifiggere un territorio «è il taglio indiscriminato dei fondi».
Ad oggi, infatti, le Comunità montane della provincia di Varese non conoscono l’entità dei trasferimenti loro assegnati. Ma in linea teorica il quadro che si prospetta è davvero da condanna a morte. Si sa infatti che la Finanziaria 2008 ha imposto tagli per complessivi 33 milioni di euro sul fondo nazionale per la montagna e che altri 33 sono stati tagliati dalla Finanziaria del 2009. Entro il 2011, poi, il fondo nazionale per la montagna sarà
completamente azzerato. Mediamente, quindi, i tagli alle Comunità montane rasentano il 40 per cento delle loro risorse. «A noi sostanzialmente – chiarisce Maria Sole De Medio presidente della Valganna/Valmarchirolo – vengono a mancare 200 mila euro, che diventano circa un milione sui quattro enti. E l’accorpamento non farà risparmiare nulla». «Perché – aggiunge il numero uno della Valcuvia, Marco Magrini – considerando che i dipendenti devono essere pagati e che gli amministratori non costavano già nulla è evidente che questi soldi verranno sottratti direttamente al territorio». «All’agricoltura – gli fa eco il presidente delle Valli del Luinese, Ido Locatelli – alla regimentazione dei torrenti, alle opere pubbliche».
Per non parlare del settore culturale con il rischio che venga meno il sostentamento a tutte quelle associazioni attive sul territorio. Ecco allora che senza fondo il salvataggio con l’accorpamento, diventa «solo il prolungamento dell’agonia». «Ci stanno svuotando – attacca Ivan Andreoletti – di ogni opportunità di programmazione degli interventi. Rendendoci di fatto inutili e portandoci alla lenta inattività causa mancanza di risorse».
Risorse tolte direttamente al territorio, perché lì venivano impiegate. «E mantenute a Roma o a Milano – tuonano i presidenti – alla faccia del federalismo. Perché ormai la politica pensa solo ai grandi centri. Non certo alle nostre piccole realtà». Il problema nasce infatti proprio sul ruolo futuro delle Comunità montane. E questo grazie alla legge regionale 25 del 2007 sugli «Interventi regionali a favore delle popolazioni montane» che, unita alla legge di riordino degli enti montani, la 19/2008, di fatto le svuota di ogni potere di programmazione sul territorio e di ogni capacità di investimento, affidando loro il solo ruolo di "sportello". Con le decisioni finali sui bandi che vengono prese a Palazzo Pirelli. A sopravvivere così saranno solo i servizi associati. Ma fondamentali, per la polizia locale come per la raccolta rifiuti, saranno le convenzioni dei comuni. «Nessuno ha pensato infatti – spiegano i presidenti – a deleghe obbligatorie. Così dalle amministrazioni arriveranno solo per quelle tipologie di servizio che un comune da solo non riesce ad affrontare. E noi ci troveremo sempre più in difficoltà».
Alessio Pagani
s.bartolini
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