L’ira di Sgarbi fa saltarela mostra sul Morazzone

MORAZZONE La grande mostra sul Morazzone a Varese non si farà più, almeno non con Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte ha annunciato nelle scorse ore di voler rinunciare alla mostra sul pittore Pierfrancesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, in programma per l’anno prossimo a Varese. Una scelta che arriva immediatamente dopo lo scontro, durissimo, con il sindaco leghista di Morazzone Matteo Bianchi, dovuto all’abbattimento della villa liberty di via Mameli. Uno scempio di cui Sgarbi addossa tutte le responsabilità al primo cittadino del paese, senza risparmiargli colpi sotto la cintola. 

«Il sindaco è responsabile – ha detto Sgarbi a "La Provincia di Varese" – il patrimonio artistico ha un vincolo della legge di tutela che stabilisce che ogni edificio più vecchio di 50 anni non può essere distrutto. Poi, se vuoi fare un vincolo specifico lo fai. Ma dopo che sono venuto a Morazzone per tre volte, ho scritto articoli sul giornale, ho parlato con la Soprintendenza, pretendo che il sindaco si muova». A quanto pare,

la grave mancanza di Bianchi, nella ricostruzione del vulcanico Sgarbi, sarebbe proprio quella di non aver insistito con la Soprintendenza: «Quello che è mancato – continua -, è che non hanno mai chiesto espressamente di fare il vincolo, bastava che il sindaco lo chiedesse. Invece no, si è comportato peggio di un mafioso. Ho chiesto al ministro Maroni lo scioglimento del Comune per mafia, perché sono interessi privati quelli a cui il Comune dà il suo sostegno contro il buon senso e la logica. Bastava che il sindaco chiedesse ad Artioli il vincolo e glielo avrebbero fatto. Invece non ha chiesto alcun vincolo». Sgarbi ha un diavolo per capello: «Io ho fatto una richiesta in tutti i modi, ma una lettera che dicesse “illustre Sovrintendente noi vogliamo il vincolo”non è mai partita».

Ma il 28 settembre è arrivata in Comune una lettera dalla Soprintendenza che bloccava i lavori per un mese: «Certo, la Soprintendenza ha mandato la sospensiva perché l’ho chiesta io. Perché la sospensiva diventasse un vincolo occorreva che il sindaco la chiedesse espressamente e lui non lo ha chiesto perché il Comune aveva già preso i soldi degli oneri di urbanizzazione e non voleva fare la parte di quello che si contraddice». Certo, una situazione complicata, che compromette definitivamente i rapporti tra Sgarbi e il territorio varesino, dove il critico stava curando una mostra di respiro internazionale: «La mostra del Morazzone non la faccio più, ieri sera (domenica ndr) ho già chiamato il sindaco Attilio Fontana per dirglielo. Per Varese e per Morazzone non faccio più niente. In una città come Varese, non certo per colpa di Varese,  non ho più intenzione di metterci piede».

E poi conclude con una promessa: «La villa era in perfette condizioni ed è stata abbattuta solo per denaro, per i soldi di chi voleva fare 8 appartamenti e non poteva usare una villa che al massimo ne permetteva due. Comunque questo sindaco non lo mollo più, finché non si dimette e non va in convento come Marrazzo io non sono soddisfatto».

b.melazzini

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