Cuveglio: “Vittorio è morto Aiutatemi a trovare il suo corpo”

CUVEGLIO Da casa manca uno zainetto azzurro. Quello che Vittorio Restelli usava sempre per andare in montagna. Passeggiate, per rilassarsi e mantenersi in forma. Se n’è accorta nei giorni scorsi la sorella Graziella. E, annotata la certezza, si è convinta che l’agente di commercio di 47 anni, sparito dalla sua casa lo scorso 7 settembre, si proprio in uno dei boschi del Varesotto. «I miei presentimenti dicono questo – chiarisce – che gli sia successo qualcosa,

un malore o un incidente, proprio nei boschi che frequentava. Sento che è morto. L’ho anche sognato nei giorni scorsi. E spero solo che le autorità competenti diano il via libere alle ricerche. Ricerche in forze per battere palmo a palmo le alture del San Martino, sopra Cuveglio». Vuole riportarlo a casa Graziella. «Io non posso accettare il pensiero che magari fra anni le sue ossa vengano recuperate per caso – aggiunge – voglio che il suo corpo, se effettivamente gli è capitata una disgrazia, venga portato a casa. E non voglio aspettare ancora delle settimane».

Una richiesta di attenzione, perfettamente comprensibile, che la sorella vuole rilanciare. Per mobilitare ulteriori ricerche. Per dare un senso ad una sparizione che, stando ai familiari, “non ha senso se non pensando ad una disgrazia”. Vittorio, infatti, ha lasciato la sua casa a bordo della sua Ford Focus station wagon nera e targata DN 232 ZJ, portando con sé solo un cellulare e poco altro. E adesso alcune in descrizioni sui tabulati del suo telefonino sembrano dar credito a questa ipotesi. Le ultime celle agganciate, infatti, non sarebbero lontane da casa. In zona, nei dintorni di Cuveglio e comunque in un raggio circoscrivibile all’Alto Varesotto. Magari a pochi chilometri in linea d’aria dalla casa da cui è scomparso. «Per questo penso che andremo a cercarlo proprio sul San Martino – spiegano Graziella e il nipote Nicolò – perché lì ci sono strade percorribili anche in auto, dirupi, canaloni e le trincee della linea Cadorna. E non sono boschi frequentati dai cacciatori o dai raccoglitori di funghi». Così il teatro delle ricerche ritorna quello delle zone della Valcuvia. «Aspettiamo solo il via libera – confermano la sorella Graziella e il nipote Nicolò – dopodiché, anche in accordo con gli amministratori e i vari responsabili dei nuclei di protezione civile della zona, cercheremo di organizzare una ricerca a tappeto di tutta l’area boschiva sopra Cuveglio e nelle alture circostanti».

Perché la famiglia questo chiede: di non rinunciare all’ultimo tentativo di ritrovare Vittorio. «So benissimo che, se questo fosse lo scenario, sarebbe impossibile ritrovarlo in vita – conferma Graziella – ma non mi si può chiedere di aspettare ancora. Io devo portalo a casa. Lo sento». Sembra del resto essere tramontata definitivamente l’ipotesi, peraltro sempre esclusa dalla famiglia, di un allontanamento volontario. Resta in piedi, invece, la pista di un incidente o di un malore che lo avrebbe colpito non lontano da casa anche perché nove mesi prima della sua scomparsa aveva subito un intervento al cuore con l’applicazione di due by-pass coronarici. Pesa, in ogni caso, l’assenza di segnalazioni sull’auto, di cui, al pari di Vittorio, si sono perse completamente le tracce. «Le nostre speranze – concludono i familiari – sono in quest’ulteriore ricerca capillare».

b.melazzini

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