Scudo fiscale, i frontalieri si appellano a Tremonti

LAVENA PONTE TRESA «La legge sullo scudo fiscale non è stata fatta con gli adeguati sforzi diplomatici e per questo, le realtà di confine, rischiano di essere le più penalizzate». A parlare è il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Pietro Roncoroni, che è anche presidente dell’Associazione dei comuni italiani di frontiera. «Credo che andasse fatto un adeguato dialogo con la Svizzera – chiarisce Roncoroni, che a nome dell’Acif ha inviato una lettera al ministro Tremonti –

anche perché quello sta danneggiando di più le relazioni è il fatto di non considerare la Svizzera un patner affidabile».
Così con lo scudo, ad andarci di mezzo, rischiano di essere i frontalieri. Primo perché non è ancora chiara la loro posizione in relazione proprio ai guadagni sudati oltre confine; secondo perché soprattutto nel settore bancario ed economico si annuncia un’emorragia di posti lavoro che li coinvolgerà direttamente. «Per questo ho scritto a Tremonti – chiarisce – proprio per invitare il governo ad una riflessione che possa spingere a riallacciare i rapporti che, per quanto ci riguarda, sono sempre stati ottimi». Perché il problema, anche per Giuliano Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi impegnata in una crociata antiscudo è proprio quello occupazionale. «Io – conferma Bignasca – non ho nessun problema con i frontalieri onesti. Se restassero in Ticino invece di andare avanti e indietro ogni giorno io sarei anche più contento, ma non posso accettare che finito lo Scudo fiscale la piazza finanziaria ticinese si ritrovi con 1.500 bancari, varesotti compresi, senza lavoro».

e.romano

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