Mafia/ In cella Raccuglia il ‘veterinario’, numero 2 Cosa nostra


Palermo, 15 nov. (Apcom)
– Si è conclusa dopo quasi 16 anni, in un appartamento alla periferia di Calatafimi, nel trapanese, la latitanza del “numero due” di Cosa nostra, Domenico `Mimmo’ Raccuglia, un feroce esponente dei Corleonesi di Cosa nostra, protagonista degli episodi più efferati degli anni Novanta, primo fra tutti l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido. “E’ uno dei colpi più duri inferti alle organizzazioni mafiose negli ultimi anni perché era di fatto il numero due di Cosa Nostra”

ha commentato il ministro dell’interno Roberto Maroni congratulandosi con la sezione catturandi della squadra mobile di Palermo che ha braccato e catturato Raccuglia, soprannominato “il veterinario”. Lui, che durante la latitanza era pure riuscito a generare uno dei suoi due figli avuti dalla moglie, al momento dell’arresto era da solo ma aveva con se due pistole. Ha cerato di fuggire ma non c’è stato nulla da fare perché i poliziotti avevano circondato l’edificio nel quale si nascondeva.

Una quindicina di giorni fa anche i carabinieri erano andati vicini al suo arresto ma quella volta trovarono solo le sue `tracce’ e in un piede del letto matrimoniale, 15mila euro in contante.

Quello di Raccuglia, boss originario di Altofonte, nel Palermitano, per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che ha coordinato in questi anni le ricerche del boss che era considerato già all’inizio della sua `carriera’ criminale in Cosa nostra il `delfino’ di Giovanni Brusca, è “un arresto di straordinaria importanza, abbiamo preso uno dei capi assoluti di Cosa nostra ancora in circolazione in un momento di ascesa all’interno delle gerarchie mafiose”. Raccuglia, in questi lunghi anni è riuscito a gestire al meglio la propria latitanza nascondendosi in territori limitrofi a quelli in cui `comandava’ ciò gli ha consentito di fare da `cuscinetto’ “fra il territorio di Palermo città, controllato da Giovanni Nicchi – dice ancora Ingroia – e la provincia di Trapani. Adesso assumono maggiore importanza Nicchi a Palermo e Matteo Messina Denaro nel Trapanese”.

Concorda con Ingroia il direttore della direzione anticrimine centrale (Dac) della polizia di Stato, Francesco Gratteri che sottolinea, inoltre come le indagini per la cattura di Raccuglia siano state lunghe ma eseguite “pazientemente e gestita con grande professionalità dalla procura di Palermo e dagli investigatori che li hanno affiancati. La costanza e il metodo consentono di raggiungere risultati importanti”.

Cas

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