CUASSO AL MONTE È arrivata nelle cassette della posta di tutto il comune di Cuasso al Monte. Consegnata a mano. Per lanciare un allarme sulle sorti del pianeta. Si tratta di una copia, in formato A4 dell’originale spedita al procuratore della Repubblica di Varese, Maurizio Grigo, al presidente della Regione Lombardia, ai suoi assessori all’Ambiente, Sanità e Mobilità e al sindaco di Cuasso. Nell’elenco degli indirizzi figurano però anche il presidente della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, e l’Agenzia Russa per l’aviazione e lo spazio. A firmarla Gennaro Gelmini, a suo dire “studioso” e «scopritore della verità sui cambiamenti climatici della terra».
Quello che i cuassesi si sono trovati tra le mani, scorrendolo con lo sguardo divertito, è così una sorta di avvertimento. Un allarme sugli effetti delle calamità naturali. Il tutto però, anche se dai timbri sembra difficile si tratti solo di uno scherzo, di difficile interpretazione. In considerazione vengono così presi una serie di eventi naturali estremi. Episodi che spaziano dall’alluvione del 15 luglio 2009 in Valceresio in cui caddero 155 millilitri di pioggia, fino ai devastanti terremoti dello scorso agosto alle isole Samoe e in Indonesia. E la causa, secondo l’allarme lanciato da Gelmini «non è ai fenomeni dell’“effetto serra” e del “buco dell’ozono”, bensì, come sono riuscito a scoprire, ad un unico oggetto astronomico denominato Nubiru ( ma anche Sedna, Xena o Eris) e indicato con la sigla 2003 UB 313».
Questo perché, si legge nell’appello – avvertimento, «il “pianeta” ha una massa estremamente compatta e descrive un’orbita ellittica e i suoi “passaggi” sono la causa principale dei cambiamenti climatici sulla Terra». «Si tratta di uno studio mio – rivendica Gelmini nella lettera che accomuna i cuassesi al presidente Russo, – che conduco da ormai dieci anni. Ma non sono il solo a saperlo. Tanti altri, “i potenti”, ben conoscono questa verità ma evitano di diffonderla per evitare allarmismi mentre sarebbe decisamente più utile manifestarla al mondo intero come io invece tento di fare».
Partendo, hanno sorriso i cuassessi aprendo la buca delle lettere, proprio dal nostro paese. Così nella lettera si fa riferimento anche ad una serie di altre missive e persino agli esposti recapitati ai ministri del governo italiano e ai procuratori di Varese, Busto Arsizio, Milano, Genova, Torino, Venezia, Trieste, Catania e Roma. Per ora, però, come la lettera ai cuassesi divenuta solo oggetto di battute e barzellette, non c’è stato alcun seguito. E anche ieri, sotto il diluvio battente, a qualcuno è scappata una battuta. «Che sia davvero l’inizio della fine?».
b.melazzini
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