Ginevra, 15 gen. (Apcom) – Trecentomila senza tetto, due milioni di persone che necessitano di aiuti alimentari d’urgenza, un numero di morti che è ancora possibile precisare: tre giorni dopo il sisma che ha devastato la capitale haitiana, l’Onu comincia a delineare un quadro dei giganteschi bisogni umanitari per il Paese. Per quanto riguarda l’Italia, dalla Farnesina si rende noto che oltre 150 connazionali sono stati contattati e mancano all’appello quindi una quarantina di persone.
A fronte delle spaventose dimensioni dei danni, le Nazioni unite si apprestano a lanciare un appello per dei fondi d’urgenza oggi a New York. L’organizzazione ha già ricevuto promesse di aiuti dell’ordine di 268,5 milioni di dollari da una ventina di Paesi, istituzioni, imprese. Sempre oggi, l’ex presidente Bill Clinton ha annunciato, in qualità di inviato speciale dell’Onu ad Haiti, che tenterà di costituire un fondo di assistenza per le vittime del sisma del Paese caraibico.
“I bisogni sono enormi”, ha ammesso la direttrice dell’ufficio stampa dell’Onu a Ginevra, Corinne Momal-Vanian. E ciò che è stato fatto fino ad oggi non rappresenta “che una goccia d’acqua nell’oceano”, le fa eco il Programma alimentare mondiale (Pam).
Assai incerto resta il bilancio complessivo delle vittime. La Croce rossa ha parlato di circa 50mila morti, ma si teme che le vittime possano arrivare a mezzo milione. Circa 7.000 cadaveri sono già stati sepolti in una fossa comune, ha annunciato oggi il presidente haitiano Rene Preval. Sempre oggi è stata identificata anche la prima vittima italiana mentre, secondo la Farnesina, mancano all’appello ancora una quarantina di italiani che il team composto dall’inviato dell’Unità di crisi da ieri sul posto e dai funzionari della rappresentanza diplomatica dell’Italia a Santo Domingo sta cercando di
rintracciarli.
E se le agenzie dell’Onu rifiutano di confermare la cifra di 50mila morti stimata dalla Croce rossa, sostengono in tutti i casi che 3 milioni e mezzo di persone siano rimaste coinvolte dal sisma solo a Port-au-Prince e dintorni.
“Dalle prime stime è emerso che il 10% delle abitazioni a Port-au-Prince sono state distrutte. Il che significa che
300.000 persone si sono ritrovate senza tetto”, spiega l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari (Ocha) dell’Onu in una nota.
Complessivamente, il 30% degli edifici della città sarebbe devastato o gravemente danneggiatio, secondo l’agenzia di Strategia internazionale di prevenzione delle catastrofi naturali.
Anche la Missione di stabilizzazione delle Nazioni unite ad Haiti (Minustah), la cui sede è crollata come un castello di carte, provocando almeno 36 morti fra i suoi impiegati, afferma che la capitale è distrutta al 50%. Tenuto conto del numero di persone che hanno perso tutto, il Pam, da parte sua, prevede di dover assistere due milioni di persone il mese prossimo sui nove
milioni di abitanti di Haïti, uno dei Paesi più poveri del mondo. L’agenzia, i cui stock sono stati rubati nella capitale in preda a numerosi saccheggi, prepara l’invio di nuovi aiuti, in particolare di kit che consentono di nutrirsi senza cucinare.
Per questa mobilitazione, il Pam avrà bisogno di 100 milioni di dollari per tre mesi.
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