Sesto Calende dà l’ultimatum agli islamici di via Cavour

SESTO CALENDE Ultimatum del sindaco Marco Colombo e della sua Giunta all’Associazione Islamica Ticinese per l’utilizzo della sede di via Cavour. Con un atto a sorpresa il primo cittadino ha fatto recapitare al presidente Mamadou Sylla un atto di diffida. Tempo sette giorni dalla notifica avvenuta il 3 febbraio e la comunità islamica sarà costretta a cercare una nuova sede per gli incontri e la preghiera. Un atto dovuto e improcrastinabile, secondo la Giunta Colombo, legato a motivi d’ordine

pubblico e sicurezza: l’immobile, una tettoia chiusa da pareti, non è idoneo ad ospitare decine di persone alla volta. Nel testo della diffida si legge che lo stabile è collocato in posizione sopraelevata rispetto alla sede stradale: la salita e la discesa avviene scavalcando un muro di contenimento contiguo al marciapiede sul quale le persone si arrampicano tramite una rudimentale scaletta di tondini di ferro. Questo costituisce «un pericolo per l’incolumità pubblica e per l’integrità fisica delle persone, nonché per la sicurezza urbana, causando un intralcio alla pubblica viabilità e un fattore di rischio per i pedon».

Motivazioni d’ordine pratico, dunque, che non hanno nulla a che vedere con una volontà di impedire il culto ai fedeli di Allah. Ma l’intento politico che si legge fra le righe del documento è chiaro: un secco no a qualsiasi edificazione di un luogo di culto o di associazione islamico. «Nei prossimi cinque anni di mandato elettorale non vi sarà mai da parte mia la minima possibilità di identificare un nuovo luogo di culto» spiega Colombo. D’altronde la legge regionale parla chiaro: l’attuale sede di via Cavour non è idonea come luogo di riunione e nel Pgt non sono previste nuove aree per il culto. «Prima di emettere la diffida vi sono stati incontri con il presidente islamico che non hanno prodotto risultati» continua il sindaco «pertanto abbiamo optato per un atto formale, che se non rispettato darà luogo ad un’ordinanza di chiusura, da far attuare con gli idonei strumenti di legge e con l’apposizione di sigilli da parte dell’autorità».

Naturalmente lo stabile, essendo di proprietà privata, potrà essere utilizzato dal proprietario per scopi privati. Ma lo stop alle riunioni di preghiera del venerdì è perentorio. «Abbiamo ricevuto un forte mandato dagli elettori per regolamentare questa situazione» conclude Colombo. Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore alla Sicurezza Orlando Veronese: «Il sindaco è stato costretto a compiere questa azione. La sicurezza viene al primo posto nelle priorità, e quel luogo non la garantisce. L’integrazione dei cittadini stranieri presuppone, oltre ai diritti, anche il dovere di rispettare le norme». Sesto ribadisce dunque il suo no alla moschea. D’altro canto anche l’ipotesi di realizzazione di un luogo di ritrovo islamico dovrebbe ottenere l’approvazione del Consiglio: e questo appare improbabile.
Paola Trinca Tornidor

b.melazzini

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