Mafia/ Oggi Ciancimino jr torna sul banco dei testimoni a Palermo


Palermo, 8 feb. (Apcom)
– Massimo Ciancimino, il figlio di Vito, l’assessore e sindaco di Palermo colluso con la mafia, e le sue verità. Stamane, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, a Palermo, toccherà ancora a lui deporre. Prenderà posto sul banco dei testimoni, davanti alla corte presieduta dal giudice Mario Fontana, e verrà sollecitato almeno in una prima parte dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia; poi toccherà ai difensori degli imputati, il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu.

I due alti ufficiali dell’Arma, devono rispondere di favoreggiamento a Cosa Nostra, in relazione alla mancata cattura di Bernardo Provenzano, il 31 ottobre del 1995, a Mezzojuso, piccolo comune che si trova nel cuore della provincia del capoluogo siciliano, da cui dista una trentina di chilometri. A dare, allora, quella ‘soffiata’ agli investigatori del Ros, fu un confidente, Luigi Ilardo, attraverso un tenente colonnello dei carabinieri, che l’aveva convinto a collaborare.

Secondo la Procura, la decisione di non catturare Provenzano, è stata presa in base ad un patto tra Stato e mafia, e l’intesa era stata sancita in qualche modo all’indomani delle stragi del ’92, della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A confermare, almeno in parte, questo quadro, sono state le parole di Ciancimino jr. Lo ha fatto in aula la scorsa settimana, l’1 e 2 febbraio, così come non si era tirato indietro in oltre venti interrogatori, nel corso dell’istruttoria.

Ci sono i ‘pizzini’ fatti conoscere da Massimo Ciancimino e lo stesso ‘papello’, la prova scritta della trattativa tra pezzi delle istituzioni e i boss di Corleone. Tutto lo scenario che è stato ricostruito – ragionano i difensori – manca comunque di ancora “fondamentali” consulenze tecniche che provino l’autenticità di quei brevi messaggi, che si scambiavano, “o si sarebbero scambiati”, Don Vito Ciancimino e Bernardo Provenzano.

Le parole di Ciancimino figlio comunque dovranno, o potranno, dare il via a nuovi accertamenti degli inquirenti. Le sue dichiarazioni sugli investimenti del padre e di altri boss sul progetto di ‘Milano 2’, oppure riguardo il ruolo svolto dal senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, l’hanno esposto in modo forse anche a lui inatteso.

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