Lecco, 9 feb. (Apcom) – L’approccio del governo al caso di Eluana Englaro è stato un approccio laico fondato sul principio del dubbio e ora l’auspicio è che il vuoto creato dal caso di Eluana venga colmato da una decisione parlamentare che riconosca come l’idratazione e l’alimentazione sono una risposta ai bisogni elementari della persona e non una terapia. Così il ministro del Welfare Maurizio Sacconi in un incontro tenutosi a Lecco nel primo anniversario della morte di Eluana Englaro, rivendica la posizione laica tenuta dal governo e difende il valore della vita che viene prima di tutto.
“Sul caso Eluana c’è stato un approccio laico da parte del governo che si è sempre ispirato sul criterio di precauzione e cautela e sull’altrettanto laicissimo principio del dubbio”, ha affermato Sacconi nel suo intervento. Per il ministro la vicenda di Eluana “ci insegna che dobbiamo assolutamente riconoscere il valore della vita e il tema dell avita e del suo confine con la morte non possono essere oggetto di posizioni esasperate ma di riflessioni che non possono non tener conto del valore della vita”. L’auspicio del ministro Sacconi è che “vuoto che si è prodotto con il caso di Eluana Englaro venga colmato da una decisione parlamentare che riconosca come l’idratazione e l’alimentazione costituiscano una risposta ai bisogni elementari della persona e non a una terapia”.
Secondo il ministro, infatti, “lo stato vegetativo non c’entra con la regolazione del fine-vita perchè non riguarda una terapia nè tanto meno una persona in fin di vita”. Una posizione quest’ultima condivisa anche dalla convezione Onu sulla disabilità e dal nostro Parlamento, non solo della maggioranza ma anche da una parte del Pd. A questo punto, ha concluso Sacconi, “serve un confronto in Parlamento rispettoso di tutte le opinioni ma con l’auspicio che si possa procedere con tempestività” all’approvazione della legge sul fine-vita e “con una maggioranza più ampia di quella che sostiene il governo”.
Lzp/Fva
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