Inchiesta G8/ Fini: La giustizia farà chiarezza


L’Aquila, 19 feb. (Apcom)
– Parla di “giornate caratterizzate da gravi ipotesi di corruzione e di illegalità”, si dice “certo” che la magistratura “saprà fare chiarezza”. Ma il presidente della Camera assolve subito e senza mezzi i vertici della Protezione Civile e tutti coloro che hanno partecipato alla “pronta risposta” alla grave crisi causata dal sisma che lo scorso 6 aprile ha sconvolto l’Abruzzo. Per Fini, infatti, è “moralmente doveroso” ricordare “l’impegno e l’abnegazione” con cui è stata affrontata “la gravissima emergenza” e con cui sono state poste “le basi per una ricostruzione”.

Insomma, “le autorità provinciali e comunali, unitamente ai vertici e ai volontari della Protezione Civile, dei vigili del Fuoco, delle Forze dell’Ordine e della Croce Rossa” hanno fatto fronte comune nell’emergenza e “nessun Paese avrebbe forse potuto fare di più e meglio di quello che è stato fatto”. Ora però, prosegue il presidente nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università dell’Aquila, il tempo dell’emergenza è passato ed “è e sarà compito degli uffici centrali del Governo, dell’Autorità regionale e provinciale, dei Comuni interessati dalla ricostruzione e dagli organi tecnici competenti vigilare affinchè questo sforzo di rinascita si svolga nel pieno rispetto delle leggi e delle norme poste a tutela della correttezza e della trasparenza degli operatori pubblici e privati”.

Fini parla all’Aquila ed è espressamente all’Aquila che si riferisce, ma le sue parole hanno il sapore del monito generale, indicazione di rotta per i giorni a venire. “Nell’assegnazione degli appalti – insiste infatti il presidente della Camera – deve essere assicurata l’imparzialità delle procedure e la celerità delle stesse. La capacità di un Paese di dimostrarsi realmente avanzato si misura anche con la capacità di realizzare le opere in tempi rapidi, nel supremo rispetto della legge”. Insomma, per il presidente della Camera “in uno Stato di diritto le procedure non possono essere considerate come degli inutili orpelli da derogare fin troppo facilmente in qualsiasi momento e chi gestisce risorse pubbliche deve sempre ricordarsi che agisce in nome e per conto della comunità”.

Gic

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