Madrid, 11 mar. (Apcom) – A cinque anni dall’attentato dell’11
marzo 2004 alla stazione Atocha di Madrid, che uccise 192 persone
e ne ferì oltre 2000, per la prima volta quest’anno le
commemorazioni dell'”11-M” si limiteranno a solenni offerte
floreali in presenza delle autorità municipali e regionali, senza
alte cariche dello Stato come il re e i principi delle Asturie:
la camera dei deputati (Congreso) ha osservato un minuto di
silenzio per le vittime nella ‘sessione di controllo’ a cui hanno
partecipato sia il premier José Luis Zapatero che il capo
dell’opposizione del Partido popular (Pp) Mariano Rajoy. Il primo
ha espresso “sostegno e rinconoscimento a tutte le vittime e ai
familiari per quella grave tragedia”, mentre il secondo ha
manifestato “affetto e solidarietà”.
L’assenza di atti solenni di Stato o grandi concerti corali come
negli anni scorsi è stata oggetto di critiche e polemiche da
parte delle associazioni dei familiari delle vittime, che si
sentono dimenticate e abbandonate dopo quattro anni di
strumentalizzazioni politiche. “Oggi non ci sono foto per
l’occasione, siamo passati in secondo piano”, lamenta Pilar
Manjon, presidente dell’Associazione 11-M, in un’intervista a ‘El
Pais’. “Dopo cinque anni in cui si sono tirati i nostri morti sui
piedi gli uni con gli altri,
sono arrivati a un”entente
cordiale'”, ha dichiarato. Il riferimento di Manjon è alla
‘teoria della cospirazione’, alimentata nella scorsa legislatura
dal Pp e dal giornale di destra ‘El Mundo’ per cercare di
dimostrare che l’Eta fosse in qualche modo coinvolta negli
attacchi: questa tesi, difesa subito dopo l’attentato dal governo
di José Maria Aznar contro l’evidenza delle indagini, costò al Pp
le elezioni del 14 marzo 2004.
El Mundo negli ultimi giorni ha ripreso con veemenza i tentativi
di screditare le indagini e il processo ai terroristi islamisti
che sono stati condannati l’anno scorso, ad esempio intervistando
Jamal Zougham e sostenendo che alcuni indizi che avrebbero potuto
suggerire la sua innocenza non furono mai esaminati
nell’istruttoria. “Ci sono giornali che fanno interviste con
assassini”, ha accusato Manjon, “prima erano solo imputati e se
li pagavano ci raccontavano pure la guerra civile, ora sono
assassini”. Ma la presidente dell’Associazione 11-M, che
nell’attentato perse il figlio Daniel di 20 anni ce l’ha anche
col governo: alcune vittime, dice, “non hanno nulla da mangiare o
per pagare una stuoia per dormire, quasi tutti immigrati, ma
anche spagnoli”. Manjon denuncia minacce di terroristi jihadisti,
reclama la creazione di una procura specializzata come per l’Eta
e la tipizzazione di reati come reclutamento e indottrinamento.
Altre polemiche sono derivate dalla decisione del gruppo
socialista all’assemblea regionale di Madrid di non partecipare
per protestare contro la decisione dell’autoritaria ‘presidenta’
Esperanza Aguirre di chiudere in anticipo una commissione di
inchiesta su uno scandalo di spionaggio interno del Pp nella
regione, che nelle scorse settimane ha avuto riflessi sulla
politica nazionale. Il Pp ha definito l’atteggiamento del Psoe
“un errore” perché l’omaggio alle vittime “è al di sopra delle
discrepanze politiche”.
Su tutto questo, si tiene oggi a Madrid la “Giornata europea per
il ricordo delle vittime del terrorismo”, a cui partecipano
associazioni delle vittime di altri paesi fra cui Italia,
Francia, Svezia e Irlanda del Nord.
Ape
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