Strasburgo, 4 mar. (Apcom) – L’ex compagnia petrolifera Yukos, smantellata a colpi di super-ammende e aste, vede approdare domani oggi alla Corte di Strasburgo la richiesta di un indennizzo record: 98 miliardi di dollari, 67 miliardi di euro. Cifra mai finita nei faldoni della Corte europea dei diritti dell’uomo, che equivale al doppio del bilancio della difesa russa per l’anno in corso. I giudici dovranno esaminare un ricorso che contesta “irregolarità” nella procedura di revisione fiscale per l’anno 2000 e, soprattutto, “l’illegalità della procedura di liquidazione delle imposte per il periodo 2000-2003”. In pratica, due punti cruciali per il funerale della compagnia all’epoca guidata da Mikhail Khodorkvosvki, poi finito in carcere nel 2004, condannato nel 2005 a otto anni di carcere e tuttora in Siberia a scontare una pena che molti considerano frutto di una sua poco velata sfida, all’epoca, al Cremlino di Vladimir Putin.
Invano Mosca ha chiesto l’archiviazione del ricorso, motivando con il fatto che Yukos non esiste più. Il verdetto è atteso tra alcune settimane e i legali dell’ex compagnia petrolifera avvertono che si tratta di una questione molto tecnica. Dagli inevitabili riflessi politici, però.
Nel 2004, Yukos venne condannata a pagare 2,85 miliardi di euro in imposte inevase. Con gli interessi e le multe per l’anno 2000 il conto presentato dal fisco russo arrivò a circa 20 miliardi complessivi, aprendo la via al fallimento della società nel 2006 e alla liquidazione nel novembre 2007.
Orm
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