Ponte Tresa, la gang cinese e il mistero dei videopoker

LAVENA PONTE TRESA Un primo duro colpo è stato inflitto. Ma almeno un componente della banda manca ancora all’appello per questo gli inquirenti mantengono le  bocche cucite sulla gang dei video poker. Ma a Lavena Ponte Tresa ieri non si parlava d’altro. Dell’intervento dei carabinieri nel tardo pomeriggio di mercoledì all’interno del «Cafè Time» di via Zanoni. A caccia di un gruppo di uomini di origine cinese con la passione per i video poker che sistematicamente riuscivano a “svuotare”.

Parola nota agli appassionati per indicare vincite considerevoli in grado di lasciare la “macchinetta” senza soldi al suo interno.
Un sistema ancora avvolto nel mistero che però, stando ai racconti che girano nella cittadina rivierasca, riusciva a trasformare i cinesi in giocatori straordinariamente fortunati. Almeno fino all’intervento dei carabinieri, che li hanno intercettati proprio nel bar del centro, davanti alle “macchinette” e li hanno portati in caserma. Così in paese, dove almeno due di loro si vedevano spesso fuori e dentro il bar, la storia ieri è passata di bocca in bocca. «Arrivavano sempre puntuali – raccontano – fin dall’apertura e si mettevano a giocare. Pochi euro per volta e quando vincevano svuotavano sempre il video poker. Un comportamento di una regolarità impressionante. Quasi sempre a coppie, quasi sempre negli stessi orari».
Situazione non nuova sulle rive del Ceresio. Perché pare che i cinesi fossero addirittura malvisti in diversi locali. Proprio per la loro predilezione al gioco e per la loro “fortuna”. Così da diversi bar avevano già ricevuto il foglio di via. Ad accompagnarli all’uscita dal Cafè Time, invece, ci hanno pensato i carabinieri. Che evidentemente erano sulle loro tracce già da tempo. Di più per ora non è dato sapere. Non si conoscono nemmeno i provvedimenti eventualmente presi nei loro confronti. Di certo però all’origine dell’interessamento delle forze dell’ordine c’è la predilezione per “macchinette” e un sistema di gioco, evidentemente non proprio ortodosso. Che, in base a quanto è possibile ricostruire, permetteva loro di garantirsi vincite sicure, sfidando la sorte e rigirandola sempre a loro favore. E questo non sarebbe nemmeno il primo caso in Italia. Fin dal novembre del 2008, infatti, in diverse realtà di Toscana e Liguria (Viareggio e La Sparia) i cinesi incutono timore quando si avvicinano ai video poker. Il motivo? Avrebbero un sistema per sbancare le macchinette mangiasoldi. E quella che apparentemente può sembrare una leggenda metropolitana è stata anche verificata dalla Guardia di Finanza che, proprio a La Spezia, ha fermato e denunciato due cittadini cinesi che con il cellulare riuscivano a provocare il “reset” delle macchinette con relativa vincita e senza spesa. Casi analoghi, poi, si sono verificati nel Mantovano dove i carabinieri avevano scoperto i cinesi alle prese con apparecchi elettronici in grado di fare uscire centinaia di euro dai videogiochi.

b.melazzini

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