VERGIATE-SARONNO Massaggi a luci rosse a Vergiate e Saronno nel mirino dei carabinieri di Arona. Un blitz, quello dei militari, che si è concluso con otto ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari nei confronti di uomini e donne italiani e di origine cinese. Per tutti l’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Attività esercita in sei centri massaggi finiti sotto sequestro: quello di Vergiate, in via Dante Alighieri 10,
quello di Saranno in via Molino 14, ma anche tra le province di Novara e il Milanese. I sigilli infatti sono scattati anche per le strutture di Arona (via Dante Alighieri 33), Novara (corso Unità d’Italia 10), Borgomanero (via Mora e Gibin 18) e Seregno (via Grossi 23). Sequestrati anche 12mila euro, probabile frutto dei massaggi hot.
L’indagine, avviata nel novembre 2009 dai carabinieri di Arona che avevano rilevato un improvviso aumento delle aperture dei “centri massaggi orientali” sul territorio (con relativa pubblicità su giornali e riviste “specializzate”), ha visto confermati i sospetti iniziali. Ovvero che dietro la facciata dei centri relax si nascondesse dell’altro. Così gli accertamenti, basati anche su intercettazioni telefoniche e ambientali e riprese video all’interno delle attività, hanno dato i loro frutti. Ma non solo. Diversi clienti hanno di fatto ammesso alle forze dell’ordine che all’interno era possibile ottenere, dietro un compenso oscillante dai 20 ai 100 euro, oltre ai massaggi anche delle prestazioni sessuali. Elementi sufficienti a far scattare il blitz di lunedì 15 marzo.
È emerso infatti che a gestire la rete dei centri era un’organizzazione criminale ramificata sul territorio, in cui i capi e promotori gestivano una fiorente attività di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, nascosta dall’insegna dei massaggi. Luoghi in cui, peraltro, le ragazze lavorano per più di 12 ore al giorno per essere poi trasferite in strutture poco distanti, salvo dormire negli stessi centri.
Erano le stesse ragazze, che di fatto vivevano all’interno dei centri, a cercare i clienti e a trattenere una buona parte degli introiti. Non sono, invece, emersi episodi di violenza nei loro confronti, ma piuttosto una reale “collaborazione” con il vertice dell’associazione a delinquere, composto da una donna e un uomo di nazionalità cinese e da un italiano.
e.romano
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