Potenza, 18 mar. (Apcom) – Gli occhiali, l’orologio e la catenina ritrovati addosso al cadavere mummificato scoperto nella chiesa della Ss. Trinità a Potenza, sono appartenuti a Elisa Claps, la ragazza del capoluogo lucano di cui si erano perse le tracce il 12 novembre del 1993. A confermarlo, dopo aver visionato le fotografie degli oggetti, sono stati Filomena e Gildo: la madre e il fratello dell’allora sedicenne potentina.
Dopo oltre 16 anni di ricerche, la scoperta che potrebbe mettere la parola fine al più noto “giallo della Basilicata”, è stata fatta in maniera del tutto involontaria da parte di alcuni operai chiamati a risolvere un problema di infiltrazione d’acqua nella centralissima chiesa di via Pretoria. Gli uomini, saliti sul tetto per la ristrutturazione, in un’intercapedine del sottotetto, hanno notato la presenza dei resti di un corpo mummificato ed hanno chiamato la polizia.
Sul posto sono arrivati i magistrati della Procura di Salerno che due anni fa avevano riaperto le indagini sulla scomparsa della potentina e una squadra di polizia della Scientifica di Bari per gli accertamenti guidata dall’anatomo-patologo Francesco Introna, lo stesso medico legale già incaricato degli esami sui corpi dei fratellini di Gravina in Puglia (Bari), Francesco e Salvatore Pappalardi.
Gildo Claps, da sempre impegnato con la madre in una campagna di sensibilizzazione per ottenere giustizia, con continui appelli alle istituzioni e alle forze dell’ordine a non interrompere le indagini, è uscito visibilmente commosso dalla chiesa ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni ai numerosi giornalisti e fotoreporter che presidiano l’edificio religioso: il luogo dove i testimoni indicano che Elisa sarebbe stata vista viva per l’ultima volta. E’ dal 1993, infatti, che le indagini si sono concentrate sul luogo di culto senza mai dare esiti positivi. L’equipe medica dovrà spiegare anche i tempi e la causa della morte. Sarà poi compito degli investigatori risalire ai responsabili. Il maggiore indiziato nella scomparsa di Elisa Claps, stando all’inchiesta di Salerno, è Danilo Restivo, è con lui infatti che, secondo i testimoni, la ragazza aveva appuntamento la mattina del 12 novembre 1993.
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