LUINO Si è spenta, ieri mattina, la speranza di ritrovare vivo Paolo Valentini. È finita nell’invaso della diga di Creva, all’imbocco di Luino. Lì, in quelle acque scure, è stato ritrovato il corpo senza vita del 31enne, frontaliere, di Cavona di Cuveglio. È stato un caso. I lavori di manutenzione in programma alla centrale idroelettrica di Creva hanno reso necessario lo svuotamento del bacino. «Siamo scesi di 6 metri e mezzo – spiegano i tecnici dell’Enel
-: un’operazione di deflusso che è iniziata domenica verso mezzogiorno, messa in atto per consentire agli operai di monitorare la galleria».
Intervento programmato da tempo che però si è rivelato fondamentale per far luce, seppur in maniera tragica, sulla scomparsa del giovane. Così quando, poco dopo le 7, l’acqua ha raggiunto il livello minimo, l’auto, che affiorava rovesciata sul tetto e con gli pneumatici verso l’alto, è stata subito avvistata da un automobilista in transito che ha lanciato l’allarme. Ai carabinieri è bastato confrontare il modello e la targa per capire che la vettura, una Volkswagen Golf di colore blu, targata CW 976 YN, era quella di Paolo. Poi i Saf dei vigili del fuoco sono scesi dalla sponda. E, a un paio di metri dall’auto, hanno visto il corpo privo di vita del giovane. Con ancora addosso la tuta da lavoro con cui era partito da casa la mattina del 1 aprile, verso le 6,15. In tasca, portafoglio con soldi e documenti. Trasportato all’esterno dell’abitacolo, con ogni probabilità, dalla corrente. Tre finestrini, quello del lato guida, e entrambi i posteriori, risultavano infatti aperti. L’acqua ha insomma invaso in pochi secondi l’abitacolo, con l’airbag saltato per l’impatto, dopodiché avrebbe trascinato fuori Paolo, il cui corpo era riverso sul fondo accanto alla vettura. Così la dinamica fa pensare proprio ad un gesto deliberato del ragazzo, forse causato dalla depressione. Anche se conferme, in questa direzione, arriveranno solo dagli accertamenti scientifici e medico legali. L’auto, inoltre, è uscita di strada nell’unico punto dove manca il guard rail ma appare improbabile l’ipotesi dell’incidente. Paolo, insomma, avrebbe scelto di finire la sua corsa nel bacino di Creva. Su una strada che ogni mattina percorreva per recarsi al lavoro. Quando da Cuveglio raggiungeva Luino e poi costeggiava l’invaso per arrivare alla dogana di Ponte Cremenaga diretto a Manno o Madonna del Piano, le due sedi dell’azienda. Il suo corpo è stato recuperato verso le 11 e riconosciuto, anche dal tatuaggio a forma di ragno sul braccio.
b.melazzini
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