Mosca, 29 apr. (Apcom-Nuova Europa) – Il suo amore per la natura è ben noto, soprattutto per i ‘bad boys’: tigri, lupi e orsi, ossia specie comunemente considerate più violente, eppure più di altre vittime del progresso umano. Vladimir Putin lancia un nuovo appello per la tutela dell’orso polare: “è in pericolo” dice. “Ora la popolazione mondiale è di 25 mila esemplari, ma la riduzione della calotta di ghiaccio porta a una complicazione delle condizioni di habitat”.
Così come già accaduto con una tigre siberiana e con il suo cane, Putin ha messo un collare satellitare anche a un orso: una ‘belva’ di 230 kg, dopo averlo fermato con una trappola speciale. “Per noi è importante sapere come si muove l’orso polare, possiamo studiare come si riproduce, come alleva i figli”, ha affermato il primo ministro russo, partecipando questa mattina a una missione nella regione artica (Terra di Francesco Giuseppe), con noti scienziati.
Putin sa bene che un altro motivo di pericolo è il bracconaggio, anche se minimizza. “Negli anni 1973-1974 è stato adottato il divieto internazionale sulla caccia degli orsi polari. Dall’URSS, questa misura è sempre stata soddisfatta. Ci sono stati casi isolati di bracconaggio, ma la soluzione è migliorata: abbiamo messo le cose in ordine”.
Ma di fatto, il vero problema è quello ambientale. La contrazione della calotta artica, a causa sia dei cambiamenti climatici che delle attività umane, ha provocato una redistribuzione globale degli orsi polari. Ma per ora nessuno conosce il meccanismo.
Cgi
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