Palermo, 11 mag. (Apcom) – Silvio Berlusconi è stata “la più grossa vittima della mafia”. Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, intervenuto a Roma alla sede della Fnsi per la presentazione del libro “Don Vito”, scritto insieme al giornalista Francesco La Licata, che ha parlato di quando suo padre nel 1998, riferendosi al premier Silvio Berlusconi, l’ha definito “la più grossa vittima della mafia”. “Fui io stesso a sollecitare mio padre –
ha detto Massimo Ciancimino – Erano i giorni in cui Bossi diceva che Berlusconi era mafioso, e veniva a Milano con i soldi mafiosi. Mio padre allora mi rispose che in realtà Berlusconi era la più grossa vittima della mafia, ma anche che persone vicine a lui erano a conoscenza di situazioni antecedenti alla sua discesa in campo, e riuscivano ad influenzarne le scelte. Io, comunque, non ho mai sentito dire da mio padre che Berlusconi avesse frequentazioni con mafiosi”.
Massimo Ciancimino, teste chiave del processo al generale del Ros Mario Mori, che ha rivelato ai pm di Palermo e Caltanissetta i risvolti che starebbero dietro la presunta trattativa tra Stato e mafia, ha quindi raccontato i suoi sospetti riguardo la morte di suo padre avvenuta il 18 novembre del 2002. “Ho la certezza che sia stato ucciso – ha spiegato Ciancimino jr -. Subito dopo un interrogatorio con Ingroia e Caselli, mio padre disse a quest’ultimo che solo dopo l’eventuale condanna di Giulio Andreotti avrebbe potuto cominciare a parlare e fare rivelazioni sul ‘terzo livello’. Mio padre morì il giorno dopo la condanna del senatore a Perugia. Appena 12 ore prima l’avevo sentito e mi era apparso tranquillo”.
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