CASTELLANZA «La gravissima carenza di iscrizioni per la formazione tessile potrebbe non permetterci di attivare le classi del prossimo anno». E’ con quest’ecatombe di iscritti che il provveditore varesino Claudio Merletti apre il convegno “Quale istruzione tecnica per il settore tessile?”, andato in scena ieri all’Isis Facchinetti su istanza dell’associazione ex allievi. Sospira il “contadino del tessile” Roberto Belloli: «Il mio dramma è vedere sulla mia scrivania un plico di curricula e non guardarli neanche, perché io non posso assumere».
Il settore, anzi, licenzia, e gli alunni, che dopo il diploma gradirebbero trovare un lavoro, guardano altrove. «Come biasimarli – osserva, dal pubblico Giovanni Caironi presidente dell’Apil (Associazione periti industriali laureati) – se tutti i giorni sui giornali si legge di aziende che chiudono? E invece non solo il tessile esiste ancora, ma si avvale di figure molto qualificate. Continuando così, avremo più avvocati e esperti di comunicazione che telai».
In tanti si sono confrontati ieri, dal presidente di Sistema Moda Italia Tronconi al deputato Reguzzoni. Quanto all’Isis Facchinetti, la risposta su come far fronte alla gravissima crisi vocazionale dei ragazzi la dà il preside Carlo Famoso: «E’ altrettanto vero che, nell’ottica della riforma dell’istruzione superiore, anche tre due o tre anni sarà possibile riportare in un percorso tessile studenti che hanno fatto scelte diverse. Quanto a noi, continueremo a promuovere un confronto continuo e dinamico tra la scuola e il mondo del lavoro».
Laura Campiglio
m.lualdi
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