Al Maga gli anni 80 targati Gallarate

GALLARATE «Flash80» ai nastri di partenza in un Maga affollato ed entusiasta. E quanta Gallarate in questa mostra.
La scena è tutta per gli anni ‘80. «Nulla fuori da questo decennio» assicura la direttrice Emma Zanella. «Anni della leggerezza, del riflusso, del disimpegno – li racconta il presidente della Fondazione Angelo Crespi – hanno cambiato il nostro modo di vedere le cose e di rapportarci alla cultura».
Ma quella del Maga non è la solita retrospettiva di quelle tanto in voga ultimamente.

Perché in mostra al Maga c’è innanzitutto una città e un territorio che pulsano, nel loro produrre e collezionare cultura ed arte, e che negli anni ’80 lasciano il segno, tanto da meritarsi la ribalta che fino a pochi giorni fa ha richiamato migliaia di visitatori per ammirare Modigliani. In «Flash80» ci siamo un po’ tutti noi, che «in quegli anni eravamo ragazzi», come fa notare l’assessore alla cultura Isabella Peroni. Ma c’è anche la storia di Gallarate e dei suoi «baluardi culturali e non solo», come li definisce il sindaco Nicola Mucci a proposito delle «realtà che hanno contribuito» ad arricchire di contenuti la mostra, un lavoro di squadra significativo che unisce la città.
C’è «Buscadero» con i suoi numeri d’epoca, la rivista cult fondata nel 1980 a Gallarate dallo stesso Paolo Carù che cura la sezione musicale della mostra inaugurata giovedì, con la chicca di una parete di copertine di LP da lasciare a bocca aperta i fedelissimi del mitico negozio di dischi di piazza Garibaldi. C’è tanto design, a confermare quanto questo territorio sia stato all’avanguardia negli anni del boom del Made in Italy: una sedia a forma di fiore di Saporiti Italia di Besnate, accanto ad un arazzo di Ottavio Missoni. I «Feltri» di Gaetano Pesce per Rigolio Arredamenti e la «Tazza d’autore» del gallaratese Ambrogio Pozzi per Rosenthal, fino alle poltroncine «Bubble» di Rossi di Albizzate. Ma anche i “pesanti” gioielli” della collezione Zaro.
C’è la moda, con lo stesso Missoni che dal suo laboratorio di Sumirago proprio in quegli anni (la prime boutique a New York è datata 1984) è partito alla conquista del mondo: in esposizione ci sono alcuni capi provenienti dall’archivio di famiglia. C’è il cinema, rigorosamente d’autore e proiettato in continuazione, accompagnato da una collezione di locandine d’epoca gelosamente conservate da don Alberto Dell’Orto del Teatro delle Arti (sul cinema ci sia permesso solo un appunto, manca all’appello «Lui è peggio di me» con Pozzetto e Celentano e la celebre scena in cui quest’ultimo chiede ad un cowboy «Sei del Texas?» e questo gli risponde «No, di Gallarate»).
Una mostra che ha tante motivazioni, come ricorda Emma Zanella, in primis «evitare il vuoto estivo dopo lo smontaggio di Modiglioni ma anche dare respiro alla nostra collezione permanente», dalla quale si pesca a piene mani, esponendo tra gli altri «Espansione + traslazione» di Scirpa. L’intento, prosegue Zanella, è di «far capire il clima culturale degli anni ’80, non in modo completo ma appunto con dei flash, cogliendo le affinità tra le varie sezioni e scoperte forte come le assonanze tra gli abiti di Versace e i mobili Memphis o le opere di Plumcake».
Un viaggio nell’eccentricità e negli sfavillii della “plastic age” che il pubblico gallaratese ha già mostrato di apprezzare, vista la folla di persone che ha accompagnato l’inaugurazione di Flash80. «Rendiamo vivo un museo che necessita di vita» fa notare Crespi. Un’altra scommessa vinta? Le probabilità sono alte.

e.romano

© riproduzione riservata