VARESE “Ripeterò fino alla morte che sono innocente, e che non sono mai entrato in quella casa”: si difende così l’artigiano Giuseppe Piccolomo, accusato di aver ucciso nel novembre 2009, dopo averle amputato entrambe le mani, la tipografa in pensione Carla Molinari a Cocquio Trevisago, nel Varesotto.
Dal carcere di Monza dove è detenuto Piccolomo ha raccontato la sua versione dei fatti in una lettera inviata a un quotidiano locale, che la pubblica oggi. “Sono 8 mesi che sono sepolto vivo,
accusato di qualcosa che non ho mai fatto. Hanno cercato in tutti i modi di farmi apparire colpevole – ha scritto Piccolomo – e ripeto ancora: sono innocente; non un capello, non un’impronta, nulla di nulla nè in casa di quella signora, nè in casa mia”.
“Certo – prosegue nella lettera – che è dura ammettere di avere sbagliato persona e così è più facile mettere del sangue su un coltello che non è mai uscito da casa mia. Non hanno trovato nessun riscontro di tutte le accuse che mi hanno fatto: solo due puntini – ha continuato – come due puntini d’ago sul coltello che tenevo sul comodino in bella vista e aspettava che arrivassero loro a prenderlo”. Tracce del dna della vittima sono state infatti rilevate con la formula dell’incidente probatorio su un coltello sequestrato nell’abitazione dell’indagato. Un elemento decisivo per il pm Luca Petrucci, che si prepara a chiedere il rinvio a giudizio.
“I miei avvocati dicono di stare calmo – ha concluso Piccolomo – è facile a dirsi, mi hanno levato l’anima staccandomi dai miei figli. Amira di 4 anni e Rayan di 2 sono tutta la mia vita insieme a mia moglie Zineb. Saluto mio figlio Diego dicendogli che sono innocente”.
s.bartolini
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