Napoli, 6 nov. (Apcom) – Quasi duemila anni fa, prima che la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. seppellisse Pompei, la ‘Schola Armaturarum Juventis Pompeiani’ era la palestra degli atleti dell’antica città romana. Oggi, poco dopo le 6, è andata completamente distrutta. Quello che un tempo era un edificio riservato a custodire armature e trofei militari, si è trasformato in un cumulo di macerie. In uno dei siti archeologici più importanti del mondo, eppure tragicamente trascurato.
Un evento che ha suscitato l’indignazione dello stesso presidente della Repubblica. “Quello che è accaduto a Pompei dobbiamo sentirlo tutti come una vergogna per l’Italia”. Ha detto Giorgio Napolitano, commentando il crollo e sollecitando un’assunzione di responsabilità. “Chi ha da dare delle spiegazioni – aggiunge il capo dello Stato – non si sottragga al dovere di darle al più presto. E senza ipocrisie”.
Quella che dai turisti viene chiamata ‘la Casa dei Gladiatori’ era stata costruita lungo la via dell’Abbondanza, la strada principale della città sepolta percorsa ogni giorno da centinaia di visitatori. All’interno, nella grande sala, furono rinvenute durante gli scavi molte armature adagiate su scaffali di legno. Sulle porte d’ingresso vi erano dipinti di trofei ed effige di successi bellici. Nonostante la visita turistica fosse interdetta e la Schola accessibile soltanto dall’esterno, adesso il tratto antistante è stato transennato e chiuso al pubblico.
Sin dal primo momento dalla Sovrintendenza è stato reso noto che il cedimento era stato dovuto, con molta probabilità, alle piogge. Circostanza confermata dallo stesso ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, che ha dichiarato: “Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile a uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato”. Il tetto andato distrutto durante la Seconda guerra mondiale, infatti, era stato ripristinato negli anni scorsi ed è probabile che il peso non sia stato retto dalle antiche mura.
Bondi ha però sottolineato come quanto accaduto riproponga “la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico-artistico di cui disponiamo”. Il ministro si è poi augurato che questa vicenda “non alimenti polemiche sterili e strumentali”.
Il disastro di Pompei ha sollevato, però, indignazione e sconcerto. L’ex ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli ha parlato di “ferite mortali” all’immagine dell’Italia e al fatturato turistico nazionale. Anche il ministro della Cultura del primo governo Prodi Walter Veltroni ha dichiarato: “Disinvestire dalla cultura è disinvestire dal sistema Italia” sottolineando come “ci sia disinteresse del governo per la cultura”. Disappunto anche tra gli addetti ai lavori, non ultimi gli archeologi. Il presidente dell’Associazione nazionale archeologi, Tsao Cevoli, si è augurato che, da parte del Governo, non vi sia più la “politica delle emergenze e degli effetti speciali”.
Psc/
© riproduzione riservata