Budapest, 6 giu. (Apcom-Nuova Europa) – Il governo ungherese presenta oggi un piano per il rientro del deficit pubblico ai livelli concordati con Fmi e Ue (3,8%), tentando di invertire la pericolosa rotta imboccata venerdì scorso con le dichiarazioni allarmiste sui propri conti. Allarmismo che ha fortemente contribuito a scatenare l’ultima tempesta sui mercati finanziari, al crollo del fiorino e a far scivolare l’euro a minimi dimenticati da tempo.
Il premier Viktor Orban si è ritrovato costretto, sabato, a convocare una sessione straordinaria del suo nuovo esecutivo, per cercare di rimettere su un binario di ‘normalità’ la prospettiva dell’economia ungherese. Le luci rosse sono state fatte scattare proprio da un suo portavoce, che ha evocato il rischio di bancarotta, mentre il fedelissimo vice-presidente del partito governativo Fidesz, Lajos Kosa, ha paragonato la situazione ungherese a quella della Grecia. Una mossa che molti analisti hanno letto in chiave interna: anche Budapest deve procedere a tagli pesanti e per fare ‘ingoiare’ l’amara pillola di un’inversione di rotta rispetto alle promesse di abbassare le tasse che ha portato il centrodestra della Fidesz al trionfo elettorale di aprile. Così il nuovo governo ha esagerato un po’.
Oggi però arriva il nuovo capo missione del Fondo Monetario per l’Ungheria, Christoph Rosenberg e la rotta va aggiustata. Ed ecco che già sabato Orban ha ordinato una marcia indietro sull’allarme insolvenza, spunto – assieme ai nuovi dati americani sul lavoro – per l’ennesima ondata di forti cali sui mercati internazionali. Anche il commissario europeo agli Affari economici, Olli Renh, ha ridimensionato il problema ungherese, parlando di “esagerazioni”. “L’Ungheria ha compiuto seri progressi nel consolidamento delle sue finanze pubbliche negli ultimi due anni”, ha rilevato sabato incontrando i giornalisti al termine del G20 finanziario a Busan, in Corea del Sud.
Tra allarme e ottimismo, la realtà delle finanze ungheresi pare una via di mezzo ancora in salita, ma non impresa disperata. Nell’autunno 2008, quando davvero si temeva il default, Fmi, Ue e Banca Mondiale hanno accordato un prestito da 20 miliardi di euro. La Banca centrale di Budapest prevede il deficit pubblico in leggera crescita, al 4,2-4,3%, ma niente di quanto prospettato dal governo venerdì scorso (7, sino a 7,5%). Dal 2006 al 2009, il deficit pubblico è stat ridotto dal 9% del Pil al 4%. E in attesa dei dati definitivi tra due giorni, l’economia dello stato centro-europeo mostra segnali di crescita (+0,9% rispetto al primo trimestre del 2010).
Orm
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