VARESE È stato finalmente aperto al pubblico, nella giornata di ieri, l’uliveto di Monte Bernasco. Un poggio soleggiato, dato dal Comune in comodato d’uso alla parrocchia di Bosto e al Gruppo olivicultori varesini, dove sono stati piantati 90 giovani ulivi, già carichi di frutti. Il prossimo fine settimana ci sarà la raccolta delle olive per l’olio di Sant’Imerio, prodotto esclusivamente da frutti varesini. Il ricavato della vendita andrà in beneficenza.
La parrocchia di San Michele a Bosto, l’associazione degli olivicoltori varesini e l’amministrazione comunale hanno ricevuto le piante in dono dall’azienda florovivaistica Nicora. «Una qualità di ulivo particolare – spiega il presidente dell’Associazione produttori di olio di lago varesino di Sant’Imerio, Enrico Marocchi – la stessa delle piante coltivate ad esempio sul Lago di Garda, in grado di resistere al nostro clima».
Il nuovo uliveto sorge sulla sommità del Monte Bernasco, in una posizione particolarmente panoramica, e costituirà una novità per la città, perché sarà un parco pubblico, ma anche un frutteto “didattico”, dove i normali cittadini e soprattutto le scolaresche potranno osservare lo svolgersi del ciclo annuale della coltivazione, dalla potatura della pianta in primavera, alla maturazione delle olive in estate, fino alla raccolta in autunno.
«Sarà anche un simbolo – racconta Marocchi – perché con il ricavato della vendita dell’olio varesino sono state finanziate molti progetti di beneficenza in tutto il mondo». L’idea dell’Olio di Sant’Imerio, infatti, è partita negli anni della guerra in Jugoslavia: a Bosto piantarono un ulivo davanti alla chiesetta di Sant’Imerio, come preghiera perché tornasse al più presto la pace in quella terra così vicina e martoriata. L’ulivo è cresciuto, e ha iniziato a produrre sempre più olive. Lo stesso facevano molte piante già presenti nei giardini del quartiere.
E così a don Pietro Giola e ad alcuni dei suoi parrocchiani è venuta l’idea: raccoglierle per produrre olio da vendere, e destinare il ricavato in beneficenza. «Il primo anno – racconta Marocchi – siamo riusciti ad acquistare alcune reti per un villaggio di pescatori colpito dallo tzunami del 2004: un gesto che ha permesso ad una comunità di ricominciare a vivere. Negli anni abbiamo portato avanti progetti in India, in Somalia e in Uganda». Ma anche Varese ha avuto contributi dalla vendita dell’olio di Bosto: l’asilo nido del quartiere e il rifacimento del tetto della chiesa di San Michele sono gli ultimi due progetti finanziati.
«Sabato e domenica prossima partiremo con la raccolta 2011 – conclude Marocchi – ma dobbiamo ancora decidere cosa finanzieremo con l’olio di quest’anno». C’è tempo: le olive raccolte andranno portate prima a Lenno, sul lago di Como, dove verranno spremute in un frantoio a pietra. Ed è questo che rende l’olio varesino così speciale: «una commissione di esperti, il primo anno, ha decretato che il nostro olio è di una qualità superiore» dice Marocchi.
Chiara Frangi
e.besoli
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