Napoli, 31 ago. (Apcom) – A segnalare minacciose tracce di schiuma in mare, a poca distanza dai Faraglioni, c’è stato anche lo stilista Rocco Barocco che possiede una villa proprio a pochi distanza dal depuratore di Capri. Nonostante le esternazioni di personaggi più o meno noti, la Procura della Repubblica di Napoli stava indagando su presunte irregolarità dell’impianto di Occhio Marino già da tempo anche se, soltanto oggi, c’è stato il sequestro dell’impianto eseguito dai carabinieri del Noe. I militari dell’Arma hanno notificato un decreto preventivo emesso d’urgenza dalla sezione Ambiente ed ecologia coordinata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara. L’impianto, nonostante sia sotto sequestro, continuerà però a funzionare in attesa di adempiere a una serie di prescrizioni, tra cui l’attivazione di campionatori e misuratori di portata.
All’origine dell’inchiesta della Procura partenopea ci sarebbero acque reflue non depurate ed immesse direttamente in mare. Due gli indagati: il sindaco di Capri, Ciro Lembo e l’amministratore unico della Gori, società che gestisce la rete idrico-fognaria e lo smaltimento delle acque reflue, Giovanni Marati. Per loro le accuse sono, a vario titolo, abuso d’ufficio, scarico di reflui senza autorizzazione, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali e getto pericoloso di cose. L’inchiesta è ancora in fase embrionale anche se l’impianto di Occhio Marino risulterebbe ormai obsoleto garantendo, secondo quanto rivelato da alcuni rilievi, soltanto la depurazione del 20 per cento delle acque, mentre la restante parte finirebbe nella condotta sottomarina e, di conseguenza in mare, senza essere trattato.
Nel settembre dello scorso anno il sindaco aveva permesso alla Gori di scaricare i reflui nello specchio d’acqua intorno all’isola grazie a un’ordinanza sindacale che è stata prorogata fino al prossimo dicembre. Provvedimento che, fanno sapere dal Comune, si era reso “necessario perchè non era possibile fermare l’impianto, altrimenti ci sarebbero state conseguenze igienico-sanitarie”. La Gori, dunque, era stata autorizzata a utilizzare il depuratore di Occhio Marino nonostante ci fosse stata la revoca dell’autorizzazione allo scarico in mare delle acque reflue a causa dei ripetuti superamenti dei limiti stabiliti dalla legge.
Soltanto la scorsa estate aveva suscitato clamore in tutto il mondo lo sversamento di liquami fognari da parte di due dipendenti di una ditta di espurgo di pozzi neri. Scarichi che erano avvenuti proprio vicino alla Grotta Azzurra e che portò il Comune di Capri a costituirsi parte civile nel processo che si è concluso con la condanna dei due operai.
Psc/Lux
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