Gli è stato chiesto di tramutare l’acqua in vino ma alla prima cena non era evidentemente possibile. Ma il bonus di inizio mandato concesso a coach Attilio Caja purtroppo è già esaurito, e non certo per responsabilità imputabili a lui. Semplicemente perché a Cremona non si può sbagliare. Caja avrà altri cinque giorni di lavoro per mettere insieme i cocci ed affrontare la partita più delicata della stagione, almeno fin qui. Perché Cremona è disperata ma è
viva, e a Cantù è andata vicinissima a posizionare la bandiera sul monte conquistato. La Vanoli non ha ancora raccolto i frutti del cambio di allenatore ma il 2 gennaio alzerà un muro, perché è obbligata a vincere. E lo stesso vale per Varese. La domanda forse è un’altra: questa Varese è in grado, allo stato attuale, di vincere una partita così? Tesa, nervosa, delicata, decisiva, una “guerra tra poveri”, senza sconti. Sembra mancare un quid di personalità ad una squadra che, tolto anche l’alibi dell’allenatore, non ha offerto sul campo la reazione, quantomeno caratteriale, che ci si aspettava. Le riserve di spirito, di amor proprio, di cattiveria, hanno la spia accesa da inizio stagione. E ha ragione Caja nel dire che a questo punto non se ne può più fare una questione di ruoli, di schemi, di percentuali. Sembrerà banale, ma non ci sono più calcoli da fare ora. A Cremona si va con l’elmetto in testa preparandosi a dar battaglia, anche se gli occhi della tigre finora non li ha tirati fuori nessuno, e questo preoccupa. Come preoccupa il fatto che questa Varese non è in grado di imporsi fuori casa. Una sola vittoria in trasferta in questo campionato, a Pesaro, e quattro in tutto l’anno solare 2016 (Caserta, Torino e Cremona nel campionato scorso). Alla luce di questo score desolante, lunedì servirà una prestazione sopra le righe, perlomeno a livello caratteriale. Perché anche il fatturato tecnico sul parquet langue e mancano punti da troppi giocatori: l’involuzione di Avramovic va contrastata il prima possibile, Anosike è tanto presente a rimbalzo quanto assente in fase di realizzazione, Kangur non vede il canestro neanche con lo zoom, Ferrero è lontano dai fasti dell’anno scorso e Cavaliero non trova un briciolo di continuità. Per porre fine a questa quaresima anticipata serve un nuovo miracolo. Serve che Caja tramuti ancora l’acqua in vino.n