Lo si è scritto per altri argomenti ma vale anche in questo caso, eccome se vale: l’amore non conosce il tempo e nemmeno la malattia. Chi è più “malato” di una nave abbandonata in mezzo alle onde da un capitano che ha preso la prima scialuppa ed è fuggito verso la costa? Chi è più precario di una creatura che continua a subire lo sguardo cattivo degli dei e si trova, sola, a scalare una montagna chiamata salvezza?
Il Varese, oggi 19 febbraio 2015, è solo tre cose: Bettinelli, gruppo e tifosi. I primi due lottano e lotteranno sul campo, provando con la forza dei loro polmoni a issare una bandiera che altri hanno deciso di ammainare. I secondi… beh i secondi non mollano un centimetro. Anzi, macinano i chilometri.
Trapani ne dista 1636 da Varese: significa 16 ore e 24 minuti di autostrada (più nave), oppure due ore abbondanti di aereo,
oppure chissà quante di treno. Significa uno Stivale intero da attraversare, uno stretto da superare, uno o addirittura due giorni da perdere. Dalla Città Giardino partiranno in 25, forse poco più. Pazzi? No, innamorati pazzi semmai. Oppure, semplicemente, tifosi.
Chiedetelo ad , uno di quelli che ha pronta una valigia piena di speranza. Perché andare fino in Sicilia? La sua risposta spiazza solo chi non conosce l’amore: «Non vedo il motivo per non andarci – ribatte quasi sorpreso – Non ho mai mollato nemmeno ai tempi del fallimento, dell’Eccellenza, delle partite sui campetti di provincia…Perché farlo proprio ora? E poi a Trapani non sono mai stato e mi è sempre piaciuto andare a scoprire campi nuovi» .
La fede che si assapora con gli occhi di bambino non si scorda più, perché diventa un imprinting: «Seguo il Varese da quando avevo sei anni. La prima partita al Franco Ossola l’ho vista in braccio a mio padre, contro il Milan finito in serie B per la vicenda del calcioscommesse. Da allora me ne sono perse poche».
Antonio partirà con un gruppo di amici. Andranno a sostenere una squadra che di appoggio ha bisogno come il pane: «Eppure non condivido tutto questo sfascismo. Non siamo ultimi, innanzitutto. Abbiamo perso con il Livorno terzo in classifica ma non abbiamo sfigurato: a livello di gioco non facciamo schifo. Bastano due vittorie per uscire dalla zona retrocessione e io ci credo. Certo in curva ci siamo rimasti tutti male per il mercato di gennaio: non prendere nessun attaccante è stato assurdo, anche perché poi si è fatto male Neto».
Più che quello che succede e succederà sull’erba, a preoccupare i tifosi è ciò che sta avvenendo fuori. Inevitabile chiedere delle dimissioni di Laurenza e del futuro: «Come può un presidente dimettersi se non c’è nessuno pronto a subentrare? – si chiede Antonio – Va bene che c’è stata la contestazione, ma mi è parso molto irresponsabile. Eppure Laurenza all’inizio mi piaceva molto: sembrava che con lui potesse partire un progetto, invece… La speranza ora è di trovare qualcuno che abbia un vero interesse: anche il Bari è fallito durante il campionato ed è andato tutto bene. Se non si trova nessuno, però, si fa la fine del Siena».
Il Varese, comunque, sembra non essere solo: le istituzioni si sono mosse per aiutarlo. Antonio, però, non si fida a scatola chiusa: «La politica è presente a seconda di come le gira. In tanti altri momenti, questione nuovo stadio per esempio, è stata assente. Io salvo solo Giorgetti e Marantelli: loro sì che credono davvero al Varese».