Abbandono e degrado Così muore la Fornace

TRADATE Non solo negozi chiusi. Le ragioni di degrado nel centro commerciale della Fornace sono anche altre. Dai parcheggi ai due lotti principali, l’intera area è lo specchio di una situazione economica traballante e di un destino incerto.

Davanti all’ingresso principale della galleria commerciale c’è una grande piazza coperta da una tensostruttura. Doveva essere il fiore all’occhiello dell’intero centro: presentata come una piazza pubblica multifunzionale (per ospitare manifestazioni) oggi non è altro che uno spazio vuoto circondato da erbacce alte un metro e qualche panchina imbrattata dai vandali.
Quello che accade dentro alla struttura è cosa nota. Tanti, troppi, i negozi chiusi (24 su 38 gli spazi vuoti) e molta la frustrazione dei negozianti, alcuni dei quali sono in causa con la proprietà del centro.

Le cose vanno ancora peggio sull’altro lato del centro, nel lotto incompleto. Un gigantesco scheletro di ferro e cemento, dove sono stati aperti appena tre negozi e un bar, al piano terreno. Il resto ancora oggi è un cantiere incustodito e accessibile. Il cantiere è fermo, dalla soletta spuntano ferri di chiamata ormai arrugginiti, sul pavimento rifiuti di cantiere e materiali accatastati. Sembra che tutto sia stato abbandonato. Scendendo nel parcheggio interrato si scopre che c’è una parte completamente in preda alla sporcizia e ai vandali. Anche questa è accessibile. Le pareti sono ricoperte da scritte, in terra giacciono avanzi di bivacchi e una manichetta antincendio è srotolata per terra. A tre anni dall’inaugurazione de centro lo stato di abbandono appare totale.

Eppure in questo lotto dovrebbe trovare posto la risposta a tutti i problemi della Fornace, la rivendita alimentare, come ha confermato Francesco Testa, della Fgd Consulting, la società di gestione del centro: «Nel 2005 era stato sottoscritto un preliminare con il gruppo Bennet – ha spiegato -. Questo preliminare è andato in scadenza perché non si sono verificate le condizioni perché lo stesso potesse aprire». Una circostanza dovuta alla mancanza di attivazione della conferenza dei servizi regionale,

passaggio necessario per ottenere l’autorizzazione di grosse superfici di vendita. «Il contratto preliminare è scaduto, così ne è stato sottoscritto uno nuovo con Iper Coop di Torino. Però manca ancora l’iter burocratico che si spera parta al più presto affinché l’alimentari possa avere un riscontro e riempire quei vuoti in settimana». Una svolta potrebbe arrivare dall’incontro, ancora da fissare, tra la proprietà del centro commerciale e il Comune per discutere della situazione.

b.melazzini

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