È stato condannato a 6 anni di carcere Abderrahmane Khachia, il ragazzo di 23 anni di Brunello, fratello di Oussama Khachia, il 30enne morto in Siria dopo essere stato espulso dall’Italia per sospetta apologia di terrorismo. Oussama, il fratello di Abderrahmane, era stato espulso nel dicembre 2015.
I genitori sono stati espulsi nel maggio 2016 perché condividevano le stesse idee radicali dei figli. Una sorella è stata denunciata per simulazione di reato in quanto ha denunciato di essere stata sequestrata e picchiata perchè accusata a sua volta di terrorismo ma stando alle indagini il fatto non è mai accaduto.
Il giovane Khachia è stato arrestato lo scorso anno insieme al gruppo di presunti reclutatori terroristi che intendevano fare la guerra in Siria, guidato dal pugile di Lecco Abderrahim Moutaharrik, un campione di kickboxing arrestato nell’aprile 2016. Quest’ultimo è stato condannato a 6 anni e mezzo di carcere, mentre la moglie Salma Benncharki è stata condannata a cinque anni. Poi 3 anni e 4 mesi per Wafa Koraichi, che nei giorni scorsi ha ottenuto i domiciliari. Con questa condanna di primo grado, il tribunale di Milano sancisce la colpevolezza del giovane ragazzo di Brunello, il quale aveva sostanzialmente fatto una serie di affermazioni a favore del terrorismo islamico, intercettato dagli investigatori, e aveva paventato di volersi rendere disponibile per azioni terroristiche, specialmente in Siria.
Si è trattato di una radicalizzazione velocissima, in cui in pochissimi mesi, meno di tre, il giovane Khachia è passato dalla passione per i motorini, le birrette, gli spinelli e l’Inter, ai contatti con esponenti di una cellula terroristica, che a loro volta erano conoscenti del fratello Oussama. La sorella del ragazzo aveva raccontato che il giovane faceva un corso per diventare pizzaiolo e che sostanzialmente era un fifone che non avrebbe fatto male a una mosca.
Frequentazioni sconsiderate, secondo i giudici, che potevano costituire però un pericolo per la collettività. Opinione condivisa anche dal ministero dell’Interno che, dopo aver espulso il fratello Oussama, all’indomani del suo arresto nell’aprile 2016 ha espulso anche i genitori poiché avevano ospitato alcuni degli indagati e avevano mostrato sostanzialmente di condividerne le idee. Un amaro risveglio anche per la comunità di Brunello, il paese dove questa famiglia, che abitava sopra la biblioteca, si era ben integrata e non aveva mai dato problemi. Il fratello maggiore Oussama era stato persino considerato, per anni, un operaio modello nella ditta di saldatura di Castronno dove lavorava.