Aborto, i vescovi spagnoli alla carica contro la riforma Zapatero


Madrid, 20 feb. (Apcom)
– Dopo mesi di bassa tensione, culminati
nella visita del cardinale Segretario di Stato Vaticano Tarcisio
Bertone a Madrid all’inizio di questo mese, i vescovi spagnoli
sono di nuovo ai ferri corti col governo di José Luis Zapatero.
Il fattore scatenante è stavolta la riforma della legge
sull’aborto, già decisa da tempo ma che l’altro ieri ha fatto per
la prima volta il suo ingresso in parlamento, con l’approvazione
da parte della commissione parlamentare competente delle
conclusioni della sottocommissione che sta preparando la riforma
(v. anche articolo del 18/02 alle 19.43 alla chiave Spagna/).

Pronta la risposta dei vescovi, riuniti nella commissione
permanente della Conferenza episcopale spagnola (Cee): “Eliminare
una vita innocente è un male assoluto”, ha detto il segretario
generale della Cee, monsignore Juan Antonio Martinez Camino.
Camino ha anche affermato che l’accettazione sociale dell’aborto
“è uno dei drammi maggiori del XX secolo”. Il segretario dei
vescovi ha insistito riferendosi direttamente alla legge: “Quanto
meno protegge questo diritto (del nascituro alla vita, ndr), più
ingiusta sarà e meno carattere legale avrà”.

Un attacco frontale quindi, non soltanto dal punto di vista
religioso – dove Martinez Camino ha reiterato la scomunica
automatica “per tutti quelli che collaborino come complici” in
un’interruzione di gravidanza – ma anche giuridico. Lo stesso
Bertone era stato fermo contro l’aborto nella sua visita, ma con
toni molto più morbidi e diplomatici: “Sul problema
dell’aborto – aveva detto il porporato dopo aver incontrato José
Luis Zapatero – siamo su posizioni diverse: anche se ho cercato
di convincere che è necessario piuttosto restringere e precisare
ma non allargare i casi di aborto”.

Attualmente in Spagna l’aborto è soltanto depenalizzato in alcuni
casi tassativamente previsti dall’art. 417 del codice penale:
stupro (entro le 12 settimane), “gravi tare fisiche o psichiche”
del nascituro (entro le 22 settimane ma serve il parere di uno
specialista) e “grave pericolo per la vita o la salute psichica
della madre” (senza limiti temporali, ma anche in questo caso
serve il parere di un medico). Numerosi casi di aborti compiuti
in condizioni sospette sulla base dell’ultimo di questi tre
presupposti in cliniche private di Madrid e Barcellona hanno
fatto sorgere polemiche nel 2007 e sono fra i motivi che hanno
spinto il governo a procedere a una riforma.

Secondo quanto scritto di recente dal quotidiano vicino al
governo del Psoe ‘El Pais’, il progetto prevederebbe nel
dettaglio che le donne che lo vogliano possano abortire senza
nessuna giustificazione entro la 14esima settimana (un modello
mutuato dalla legge francese). Oltre la 22esima settimana,
invece, dovrebbe diventare particolarmente difficile abortire
anche nei casi di malformazione del feto o pericolo grave per la
salute fisica o psichica della madre.

Questa parte della proposta di legge sarebbe mirata a impedire
aborti tardivi. Sul pericolo per la salute della madre infatti si
basano oggi il 97% degli aborti praticati in Spagna, che sono in
costante aumento: secondo dati del ministero della Sanità, le
interruzioni di gravidanza volontarie nel 2007 sono cresciute del
10%, passando da 101.592 nel 2006 a 112.138. Sempre più spesso,
ad abortire sono le più giovani (15.000 aborti fra le minori di
19 anni e 500 fra le minori di 15).

Ape

201619 feb 09

Cep

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