Accam, passa la linea di Legnano. Chiusura progressiva fino al 2021

I Comuni hanno deciso di “spegnere” gradualmente l’inceneritore

Accam, Busto in minoranza, passa la linea di Legnano: chiusura dell’inceneritore nel 2021, giù fin da subito i costi di conferimento dei rifiuti e rinuncia alla realizzazione dell’impianto di trattamento dell’umido. È lo scenario proposto dal sindaco di Legnano e sostenuto dai piccoli Comuni che erano favorevoli alla chiusura nel 2017: Gallarate non vota e Busto dice no. Il sindaco Emanuele Antonelli polemico: «Potremmo decidere di non conferire più i rifiuti ad Accam». L’assemblea è infuocata e infinita.

Subito a maggioranza decide, per la prima volta dopo diversi anni, di chiudere le porte al pubblico, provocando la reazione indignata dei dipendenti di Accam e del gestore dell’impianto Europower, presenti in forze per capire quale sarà il loro futuro occupazionale nel caos di questi mesi di balletti sulle decisioni da prendere. «Trattati come rifiuti» il grido dei dipendenti Accam, che indossano emblematicamente dei sacchi neri, con scritti i loro nomi e i loro Comuni di residenza, per chiedere attenzione sul loro incerto destino. C’è tensione e rabbia, così il sindacalista Mimmo Godano, responsabile territoriale del sindacato Fiadel, fa «un blitz» e apre la porta della sala esagonale per chiedere di poter entrare. «Non mi sembra corretto che non facciano entrare lavoratori, che sono coloro che stanno pagando questa confusione sulla loro pelle, rischiando di rimanere a spasso dopodomani – spiega Godano – so che ad alcuni sindaci la nostra presenza come uditori dà fastidio, ma alla fine grazie a una mediazione, siamo riusciti almeno a far entrare le Rsu Accam».

La linea che prende quota è quella proposta da Legnano: più che un piano industriale, una graduale messa in liquidazione della società, con l’inceneritore che rimarrà attivo fino al 2021, l’abbattimento del capitale sociale per ridurre i costi di conferimento fin da subito e la rinuncia alla continuità aziendale, visto che l’impianto per l’umido non si farà più, per evitare di fare concorrenza a Legnano. Scenario votato da meno del 52% dei soci presenti in sala. Busto si dice contraria, visto che non ci sono certezze sulla bonifica, anche se emerge l’ipotesi di chiedere alla Regione una proroga sulla regolarizzazione dei limiti di emissioni, che permetterebbe di risparmiare i 4 milioni del “mini-revamping” per accantonarlo per finanziare la bonifica. Gallarate si sfila: «Un buon compromesso ma non posso votarlo perché il mandato del mio consiglio comunale era un altro – spiega il sindaco Andrea Cassani – di buono c’è che non si chiude da subito l’impianto, cosa che sarebbe avvenuta con lo scenario votato a maggio, e si riesce a contenere fin da subito i costi per il conferimento ad Accam, garantendo il rispetto del contratto Europower. Peccato, ma i matrimoni si fanno in due». Per il sindaco di Buscate Fabio Merlotti è «una mediazione ragionevole. Anche i più determinati per la chiusura, di fronte all’evidenza dei conti, l’hanno accettata».

I piccoli Comuni dell’Altomilanese, che erano pro chiusura nel 2017, appoggiano la linea di Legnano. Così lo scenario ha i numeri per passare. Deluso il portavoce del comitato ecologico di Borsano Adriano Landoni: «Purtroppo la salute viene sempre messa in secondo piano. Cinque anni di inceneritore in più significano cento ricoveri in più per patologie cardiovascolari. Ora vigileremo che l’impianto rispetti i limiti di emissioni».