GAZZADA L’accusa è grave, ma la sanzione irrogata è tutto sommato lieve per un tentato omicidio: tre anni e sei mesi, un dispositivo che trova «moderatamente soddisfatta» la difesa (che pure aveva chiesto una derubricazione), e che scontenta in toto la parte civile.
Il processo con rito abbreviato si è celebrato ieri: imputato è l’imprenditore edile Pasquale Midaglia, 44 anni, che il 21 dicembre dello scorso anno aveva accoltellato il vicino di casa Gino Tonetto, 52 anni. Il giudice Stefania Pepe lo ha ritenuto colpevole, ma si può dire che sia stato di mano leggera, pur nei confronti di una richiesta di condanna di cinque anni avanzata dal pm Sabrina Ditaranto.
Il giudice ha disposto inoltre una provvisionale immediatamente esecutiva a favore della parte offesa di diecimila euro, rinviando alla sede civile la determinazione del maggior danno.
Il fatto per il quale si è proceduto risale a undici mesi fa, ma i presupposti per quella coltellata sferrata da Midaglia in pieno petto a Tonetto risalgono agli anni precedenti: tra i due non correva affatto buon sangue, da anni erano in causa. Motivo del contendere è un pezzo di terra di pochi metri quadri: un posto auto, ritenuto da entrambi preziosissimo per parcheggiare la macchina sotto casa, nel cortile di via Magnani 6, dove entrambi risiedono.
Rabbia e livore erano sentimenti che covavano da tempo: i due avevano ingaggiato un contenzioso a colpi di carte bollate proprio per quel fazzoletto d’asfalto che separa le abitazioni dei due. Ma l’aggressione non fu premeditata, secondo il giudice.
Quel mattino i due si sono incontrati di primo mattino, prima di recarsi al lavoro: l’ennesimo alterco, finito con una pugnalata. Non sferrata a freddo: perché il giudice ha ritenuto che quel fendente sia stata la reazione di un provocazione di Tonetto all’altro. Forse un pugno. Di qui la sentenza tutto sommato mite. «Ma noi ci attendevamo una derubricazione alla peggio in lesioni o in eccesso colposo di legittima difesa – afferma l’avvocato Paolo Bossi, che con il collega Pasquale Mantello ha retto la sua difesa – Non è stato dimostrato che Midaglia volesse uccidere, non ha inseguito il suo avversario, e la ferita non era tale da mettere in pericolo la sua vita».
Di diverso avviso il legale di parte civile di Tonetto, avvocato Giuseppe Carignola: «Solleciterò la procura generale perché proponga appello, questa sentenza ci lascia l’amaro in bocca. Midaglia non si è preoccupato di Tonetto dopo averlo colpito, ha solo pensato a nascondere il coltello e a scappare». Midaglia è tornato libero dopo i domiciliari dallo scorso mese di luglio: la sola misura presa contro di lui è che eviti di venire a contatto con il suo vicino di casa.
s.bartolini
© riproduzione riservata