Quando la violenza è femminile: aggredisce l’ex marito dopo averlo tradito e lo manda all’ospedale

Il gip valuterà se archiviare o procedere sul caso della 36enne di Busto Arsizio accusata di aver aggredito l’ex marito nel parcheggio di casa.

BUSTO ARSIZIO – Non tutte le storie di separazione finiscono in tribunale per tutelare una vittima. A volte è l’uomo a presentarsi al Pronto soccorso dopo una lite degenerata, come accaduto a un cinquantunenne della provincia di Varese che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato aggredito dall’ex moglie, una trentaseienne oggi indagata per lesioni aggravate. Una vicenda intricata, fatta di tradimenti, gelosie e rancori mai sopiti, che ora è nelle mani del gip di Busto Arsizio chiamato a decidere se archiviare il fascicolo o disporre l’imputazione coatta chiesta dalla parte offesa.

La crisi matrimoniale, secondo gli atti, sarebbe esplosa dopo che la donna aveva intrecciato una relazione con il suo datore di lavoro, un sessantenne con il quale riuscì per mesi a mantenere segreta la liaison. Tutto venne alla luce nell’autunno 2023. L’ex marito, scoperto il tradimento, decise di lasciare la casa familiare, convinto che il nuovo compagno non si sarebbe mai presentato nell’abitazione dove vivevano i bambini. Ma così non fu: il sessantenne iniziò a frequentare con disinvoltura l’appartamento, un’affronto che l’uomo tradito visse come inaccettabile.

Il 7 novembre 2023, mentre tornava a recuperare alcuni effetti personali, il cinquantunenne vide il rivale nel parcheggio del condominio. Si avvicinò per chiarire almeno due confini: la tutela dei figli e il rispetto della casa che era stata la loro. La discussione era appena iniziata quando la ex intervenne con violenza sorprendente. Secondo la denuncia, spinse l’ex marito, si frappose per impedirgli di andarsene, lo afferrò per la sciarpa e lo colpì con diversi schiaffi. Solo l’intervento del nuovo compagno riuscì a bloccarla quel tanto che bastava per permettere all’uomo di fuggire.

Al Pronto soccorso gli vennero diagnosticati sette giorni di prognosi per contusioni al volto e un trauma cervicale. L’indagata, ascoltata dagli inquirenti, ha scelto di non rispondere, mentre il nuovo partner ha sostenuto che la donna avrebbe reagito per difendersi. La Procura, a gennaio 2024, ha chiesto l’archiviazione ritenendo non sufficienti gli elementi per sostenere l’accusa, ma l’avvocato della persona offesa si è opposto chiedendo ulteriori approfondimenti, sottolineando come la reazione della donna e il suo silenzio non siano compatibili con un comportamento difensivo.

Ora la parola passa al giudice, che dovrà stabilire se il caso debba proseguire in aula o se la vicenda possa considerarsi chiusa. Una storia che mostra, ancora una volta, quanto fragile possa diventare il confine tra conflitto familiare e violenza, indipendentemente dal genere.