Le prime note di Oro, uno dei suoi brani più famosi, poi un braccio alzato, qualche momento di incertezza, e in un sussurro “scusate”, quell’ultima parola prima di accasciarsi rivolta al suo pubblico, quello di casa, quello che lo amava di più.
Mango è morto così (clicca qui per il video), stroncato da un infarto domenica sera sul palco di Policoro, durante un concerto nella sua Basilicata. La più dolce delle morti per un artista,
l’uscita di scena per eccellenza.
Ma un artista non scompare mai davvero: la sua eredità è fatta di note e musica, di armonie e sonorità che gli sopravvivono, che lo consegnano all’Olimpo degli immortali.
E doveva saperlo anche lui, Giuseppe o Pino come preferiva farsi chiamare, che aveva scelto il solo cognome per la carriera artistica e in una sua canzone di qualche tempo fa scriveva: «Non moriremo mai, il senso è tutto qui / mi piace quest’idea di eternità».
Aveva 60 anni, compiuti appena un mese fa, il 6 novembre (era nato a Lagonegro nel 1954). Per festeggiarli, in qualche modo, si era regalato a maggio il 23° album, L’amore è invisibile.
Un amore per la musica, quello di Mango, partito da lontano.Da quando a sette anni già suona in alcune band. Si cimenta con l’hard rock, con il blues, e saranno quelle le basi della sua formazione giovanile. Su tutti, ad influenzarlo, è Peter Gabriel. A 20 anni è già a Roma, per inseguire il suo sogno, poi Milano. Il primo album lo incide nel 1975, La mia ragazza è un gran caldo. Si fa notare da Patty Pravo e da Mia Martini che scelgono di riprendere alcuni suoi pezzi.
Il primo vero consenso di pubblico arriva nell’84 con Oro, con testo di Mogol. Per uno strano scherzo del destino, o forse no, il brano che gli ha dato il successo, sarà anche quello con cui si accomiaterà dal suo pubblico.
Le porte del mercato discografico si spalancano: quattro album in quattro anni e tre partecipazioni consecutive al Festival di Sanremo. In tutto le apparizioni nella cittadina ligure saranno sette come cantante e due da autore.
L’anno successivo, è l’85, ottiene il Premio della Critica tra le Nuove proposte con Il viaggio, poi è la volta di Lei Verrà (’86), nei big, con il suo falsetto melodico, cifra stilistica di molte delle sue produzioni. E’ anche autore di Re, per Loredana Berté che scandalizza per il finto pancione che sfoggia sul palco. Nell’87 esce con l’album Adesso e a raccogliere i maggiori consensi non è il brano sanremese (Dal cuore in poi) ma Bella d’estate, con un testo di Lucio Dalla.
Torna al festival nel ’90 (Tu… sì), nel ’95 (Dove vai), nel ’98 (Luce, premio Fimi come miglior canzone) e poi nel 2007 (Chissà se nevica).
Nel 2004 si era sposato, dopo tanti anni di fidanzamento, con Laura Valente, cantante ex dei Matia Bazar, da cui ha avuto due figli.