Si è spento nella sua casa di Milano all’età di 87 anni – ne avrebbe compiuti 88 il 19 marzo prossimo – Gualtiero Marchesi, il padre della cucina italiana.
Marchesi è stato un autentico rivoluzionario della cucina italiana, portandola a livelli eccelsi e di fama mondiale.
Di origine pavese, figlio di ristoratori, aveva studiato in Svizzera perfezionandosi successivamente a Parigi e aveva fondato quarant’anni fa, nel ’77, il suo primo ristorante a Milano, dove nove anni più tardi, primo in Italia, ricevette l’ambitissimo riconoscimento delle tre stelle della guida Michelin: stelle che polemicamente restituì nel 2008 indignato dalla scarsa considerazione dei francesi per la maestria culinaria italiana e dall’atteggiamento di immotivata sottomissione di quest’ultima nei confronti del giudizio d’oltralpe.
Fondatore nel 2006 dell’Alma di Colorno (Parma), la Scuola Internazionale di Cucina Italiana, di cui fu rettore fino al 2016, nonché anima della Fondazione Gualtiero Marchesi la cui mission è diffondere la filosofia del bello attraverso il gusto.
Grazie a lui il giudizio culinario entra di diritto nell’esperienza estetica, in una rivoluzione epocale che porta di diritto la cucina nel novero delle arti.
Gualtiero Marchesi aveva legato il suo nome fortemente a Varese.
A ottobre, due mesi fa, il maestro di cucina aveva annunciato la decisione di lasciare il rettorato della scuola di cucina internazionale per occuparsi del progetto della Casa di Riposo per cuochi, alla Fondazione Molina.
«Per me è arrivato il momento di dedicarmi a qualcosa che mi sta molto a cuore – aveva detto Marchesi, nel suo discorso ufficiale all’Alma – un progetto che coltivo da tempo e che sta per nascere. Sentivo il bisogno di dar vita, sul modello della Casa di riposo dei musicisti, anche a una Casa di riposo dei cuochi. Sono molte le analogie tra i due mestieri, la ricetta è in fondo uno spartito e la nostra categoria è formata da due livelli di preparazione: i bravi esecutori e i buoni compositori. Sapete già che a loro aggiungo sempre un terzo livello: l’artista. Raro, ma capace di proiettare la cucina sul piano degli altri linguaggi artistici. Come è giusto che sia».
E sempre a Varese c’è in essere l’accordo per la nascita dell’Accademia del Gusto, la cui sede è stata indicata in Villa Mylius. Un progetto che era stato portato avanti fin dalla nascita della Fondazione Marchesi, nel 2010, grazie alla volontà politica dell’allora sindaco di Varese, Attilio Fontana. Un progetto che oggi sta proseguendo, anche se lentamente.
Gualtiero Marchesi ha comunque legato per sempre il suo nome a quello della nostra città.